I leader e gli attivisti della Lista Araba Unita sono passati dall’euforia per il buon risultato elettorale alla depressione per la schiacciante vittoria che le urne hanno regalato al premier di destra Benyamin Netanyahu. Seri interrogativi vengono ora sollevati sulla capacità e le possibilità dei rappresentanti politici arabi di incidere nella attuale realtà israeliana. Su questo tema abbiamo intervistato Ayman Odeh, leader della Lista Araba Unita.

 

 

Avete ottenuto il 17 marzo un risultato importante, la Lista Araba Unita con i suoi 13 seggi è il terzo gruppo più ampio alla Knesset. Le elezioni però le ha vinte nettamente Netanyahu, il governo all’orizzonte sarà ancora più spostato a destra e voi apparite isolati in Parlamento.

 

Prima di tutto voglio dire che siamo felici e soddisfatti perchè tanti arabo israeliani sono andati ai seggi elettorali. È stato uno sforzo dell’intera minoranza araba contro quelle forze israeliane che avrebbero voluto tenerla fuori dalla politica e dalle istituzioni. Significa che abbiamo reagito esercitando un diritto che ci garantisce la legge fondamentale. Purtroppo tanti israeliani ebrei hanno scelto di nuovo Netanyahu, il Likud e la destra estrema. E questa destra unita dietro Netanyahu sarà ancora al potere. Il quadro che abbiamo davanti, nessuno può nasconderlo, è preoccupante e molto complesso. Ma noi abbiamo un ruolo da svolgere e lo porteremo avanti. Non sono d’accordo con chi sostiene la presunta irrilevanza della Lista Araba Unita. Al contrario, rappresentiamo uno schieramento forte che ha intenzione di farsi sentire e di lottare con i sistemi democratici a sua disposizione per bloccare il razzismo e la discriminazione. E vogliamo che si uniscano alla nostra lotta i cittadini ebrei che credono nell’uguaglianza.

 

 

Non mancano le voci arabo israeliane fuori dal coro. Non pochi sostengono che la minoranza palestinese, araba, non deve partecipare alle elezioni ma boicottarle, per non offrire una copertura democratica al sistema politico-istituzionale israeliano costruito, affermano, per favorire gli ebrei e discriminare i non-ebrei. A loro avviso l’appello lanciato il 17 marzo da Netanyahu ai cittadini ebrei ad andare a votare in massa per contrastare l’affluenza alle urne di quelli arabi e il risultato elettorale, ne sarebbero una dimostrazione evidente.

 

Io vedo il boicottaggio delle elezioni legislative come una forma di stanchezza di fronte a tutto ciò che subiscono gli arabo israeliani. Il fenomeno esiste ma accanto ad esso c’è anche una maggioranza (di arabi) che, al contrario, pensa che partecipare al voto ed essere protagonista sia di eccezionale importanza. Sono tante persone che desiderano avere un ruolo e prendere parte a programmi politici di forte impatto. Penso che la nostra presenza alla Knesset sarà decisiva per contrastare le politiche della destra e per denunciare leggi volte ad affossare i nostri diritti. Al contrario una nostra assenza finirebbe solo per facilitare i disegni di Netanyahu.

 

 

Parliamo proprio di leggi. Con ogni probabilità il nuovo governo Netanyahu ripresenterà alla Knesset la legge che definisce Israele come Stato del popolo ebraico contro la quale lo scorso anno avete protestato con forza. In quel caso cosa farete

 

Ci attendiamo che Netanyahu ripresenti quella legge che ci colpisce direttamente. Posso già annunciare ci batteremo con tutte le nostre forze per fermarla perchè crediamo che Israele debba essere uno Stato per tutti i suoi cittadini, ebrei ed arabi, per la maggioranza e la minoranza della popolazione. Uno Stato fondato sull’uguaglianza e la certezza del diritto, per tutti. Non escludiamo di portare la nostra lotta anche in un quadro internazionale, facendo riferimento alle Nazioni Unite e ad altre istituzioni che tutelano i diritti dei popoli e delle minoranze.

 

 

Siete un insieme di comunisti, islamisti, laici, progressisti, conservatori. Si dubita della vostra tenuta sul lungo periodo. Quanto è solida la Lista Araba Unita

 

Siamo molto uniti. Chi prevede che la nostra lista sia destinata a frantumarsi in breve tempo si sbaglia. Abbiamo ideologie diverse e differenti modi di fare politica. Ma questa è una fase nuova, più drammatica e preoccupante per la nostra comunità. Una fase nella quale siamo consapevoli di dover lottare insieme contro la discriminazione e chi vuole tenerci lontano dal processo decisionale. Non ci sono differenze ideologiche quando ci occupiamo di villaggi arabi ancora scollegati dalle reti idrica ed elettrica o quando visitiamo il “Triangolo” (un’area di Israele a forte maggioranza araba, ndr) che il ministro degli esteri Lieberman vorrebbe separare dal territorio di Israele o quando affrontiamo il razzismo. Perchè ci occupiamo di questioni che riguardano tutti gli arabo israeliani. Le diversità resteranno e nessuno vuole o può annullarle ma la Lista Araba resterà unita per continuare la sua battaglia.