Il 14 marzo è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale un decreto ministeriale che inserisce la Banisteriopsis caapi e la Psychotria viridis – le piante da cui si estraggono armalina, armina e DMT presenti nell’Ayahuasca – nella tabella I delle sostanze controllate dal Testo Unico sulle droghe.

Se la Consulta ha bloccato il referendum cannabis ritenendolo in violazione degli obblighi internazionali dell’Italia, il cui dettaglio non appare nella sentenza della Corte del 3 marzo scorso, la decisione del Ministro Roberto Speranza non fa alcuna menzione delle Convenzioni dell’Onu, che infatti non le vietano Il “respiro” internazionale si rintraccia solo nel ricordo che il decotto sarebbe stato tabellato in Francia 17 anni fa – tra i pochissimi paesi europei ad averlo fatto – e in considerazioni “estrapolate dalla letteratura internazionale”.

In attesa di conoscere gli studi citati ci dobbiamo affidare alla lettura del Ministero, e dell’Istituto e del Consiglio Superiore di Sanità che hanno rinvenuto talmente tante criticità da dover suggerire questo giro di vite contro un decotto che contiene (anche) la molecola, questa sì già in tabella, della DMT. Molecola che la letteratura psiconautica definisce addirittura “divina”.

Il decreto richiama cinque “segnalazioni di sequestri tra il dicembre 2019 e il novembre 2021 ricevute dall’Unità di Coordinamento del Sistema Nazionale di Allerta Precoce del Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri” nonché “due casi di intossicazione correlati all’assunzione di armina (2011 e 2018) segnalati dal Centro antiveleni di Pavia”. In 10 anni cinque segnalazioni e due intossicazioni! Quale pericolo reale?

Malgrado il permanere di proibizioni e punizioni, in Italia le sostanze psicoattive accompagnano le vite di milioni di persone. Abitudini che non creano vittime né minacce alla “salute pubblica” ma che vengono tenute in conto solo per vietarle.

Stiamo parlando della facoltà di assumere principi attivi, spesso anche con impieghi terapeutici, che consentono il miglioramento del benessere psicofisico individuale, che continuano a essere limitate arbitrariamente,in controtendenza con quanto avviene altrove. Tra l’altro la tabellazione dell’Ayahuasca infligge un colpo, forse mortale, a culti come quello della Chiesa del Santo Daime per cui il decotto psicoattivo è centrale nelle cerimonie.

Proibire  impedisce scelte consapevoli; oltre a introdurre all’illegalità, si cancella la possibilità di conoscere cosa si usa.

La risibilità degli argomenti ministeriali conferma che quando si parla di sostanze psicoattive le scelte restano sempre e solo scelte ideologiche – in questo caso anche di offesa culturale e cultuale. Bisogna solo capire se anche qui, come per il referendum, non possa esser fatto un ricorso.