La Germania prolunga il lockdown fino al 18 aprile escludendo qualunque allentamento delle regole sui contatti per le vacanze di Pasqua. Dopo oltre sei ore di braccio di ferro la cancelliera Angela Merkel e i 16 governatori dei Land hanno trovato l’accordo di massima sulle due misure-chiave per contenere la terza ondata di Covid-19.

Come al solito, invece, su tutto il resto è andato in scena lo scontro frontale fra la linea di totale chiusura auspicata dalla cancelliera e i presidenti regionali in gran parte contrari ad allargare il coprifuoco all’intera Repubblica federale. Sul tavolo della videoconferenza per tutto il pomeriggio si è stagliata la bozza del nuovo piano, talmente malfermo da riportare ben 44 punti controversi fra parentesi e indigesto al punto che Merkel ha dovuto sospendere il vertice per 15 minuti «per via delle misure troppo permissive».

Tra i provvedimenti squadernati spicca l’ordine di chiudere asili e scuole qualora non risultasse possibile testare gli studenti due volte alla settimana, nelle zone con indice di contagio superiore a 100 ogni 100 mila abitanti per tre giorni consecutivi. In queste condizioni attualmente si trovano 180 province su 401, ovvero quasi 40 milioni di tedeschi.

Ma Merkel e i primi ministri si sono scontrati anche sui trasporti, sul divieto di uscire da casa nelle ore notturne «salvo per importanti motivi», così come sull’ipotesi di «disposizioni speciali» in occasione delle festività pasquali: su tutte il permesso di riunire la famiglia allargata e «le vacanze senza contatto» entro i confini tedeschi proposte dai premier dei Land del Nord.

La quadra, a quanto pare, però è stata trovata solo sul cosiddetto «freno di emergenza» da applicare in base all’indice di contagio, grazie alla formula: «dovrà applicato in modo coerente». In attesa di capire il significato, sembra invece certo che le limitazioni per gli esercizi commerciali saranno la fotocopia delle disposizioni in vigore dal 7 marzo: ovvero vendita al dettaglio e soggiorni in hotel proibiti ma negozi di prima necessità aperti se in grado di rispettare le norme sul distanziamento.

Nel frattempo a Berlino non si spegne l’eco dello scandalo-mascherine che ha investito direttamente il ministro della Sanità, Jens Spahn (Cdu): secondo lo Spiegel lo scorso aprile, nel pieno della carenza di Dpi, il suo dicastero ha ordinato 570 mila mascherine alla società Hubert Burda Media dove lavora il marito Daniel Funke. Affare da 909.452 mila euro «regolare» a sentire Spahn e l’impresa che assicura di avere venduto lo stock al ministero senza sovraprezzo.

«Funke non era a conoscenza del contratto» è la versione ufficiale, che comunque non basta a spegnere le polemiche sul conflitto di interessi, ancora una volta connesso con un politico democristiano. Come se non bastasse, su Spahn pende anche l’inquietante condizione dei reparti di terapia intensiva, ieri tornati di nuovo oltre la soglia di allarme dei 3.000 ricoveri.