Sarà Vittorio Colao, super manager ex Vodafone, a guidare la ripartenza. Affiancato da un nuovo comitato. Saranno loro a disegnare il futuro prossimo del paese decidendo quali settori riapriranno per primi. La notizia del prolungamento almeno al 3 maggio delle chiusure Giuseppe Conte l’aveva già data giovedì a parti sociali e Regioni. Ieri sera ha precisato alcuni termini del nuovo Dpcm – l’ennesimo decreto – con cui regola questa nuova fase. A sorpresa oltre alle già conosciute librerie e cartolibrerie, da martedì riapriranno anche i negozi di vestiti per bambini, con tanta voglia di guardare al futuro, anche generazionale e concedere qualcosa alle famiglie con figli rinchiuse da un mese.

RESTANO TUTTE LE ALTRE misure di contenimento, il divieto di spostamento e di assembramento e l’obbligo del distanziamento sociale. Il presidente del consiglio si assume tutta la «responsabilità politica» di scelte «difficili ma necessarie», perché diversamente si «vanificherebbero gli sforzi fatti» fino ad oggi: «rischieremmo – dice – Conte di ripartire da capo», con un «aumento dei morti».

Ma Conte, nel chiedere un ulteriore sacrifico agli italiani, cerca anche di guardare avanti: «prometto che se anche prima del 3 maggio si verificassero le condizioni, cercheremo di provvedere di conseguenza» con ulteriori riaperture e concessioni. Non solo. Da domani sarà operativa la task force che si dovrà occupare di «pensare» la Fase 2, in attesa che arrivi il vaccino. «Non possiamo aspettare che il virus sparisca. Dobbiamo ripensare le nostre organizzazioni di vita» e per farlo, spiega Conte, «servirà un programma articolato e organico su due pilastri: un gruppo di lavoro di esperti e il protocollo di sicurezza nei luoghi di lavoro». Al secondo sta lavorando l’Inail, che ha già predisposto una mappa con tre livelli di rischio e le corrispettive categorie lavorative: ristoranti, bar, scuole, cinema, teatri, parrucchieri, ad esempio, sono tutte attività a rischio massimo.

Il primo pilastro è invece nelle mani di Vittorio Colao, l’ex amministratore delegato di Vodafone che sarà alla guida della task force composta da «giuristi, economisti, ed esperti di alto livello» (citati da Conte «Mariana Mazzucato, Carlo Maggini, Enrico Giovannini e Raffaela Sadun») chiamati ad un compito tutt’altro che semplice: trovare le ricette per trascinare l’Italia fuori dalla crisi da coronavirus. I componenti sono 17: ci sono anche Giovanni Gorno Tempini (presidente di Cdp) e a sorpresa il giuslavorista Franco Focareta.

 

Il comitato di esperti per la ripresa economica presieduto da Vittorio Colao
Il comitato di esperti per la ripresa economica presieduto da Vittorio Colao

 

LA SCELTA DI COLAO è l’unica che soddisfa Matteo Renzi, sconfitto invece sulle riaperture, sulle quali ha vinto la linea prudente del ministro della Salute Roberto Speranza e i suoi ex compagni del Pd che hanno fin dall’inizio premuto per una serrata totale. Posizioni in contrasto che si sono rinnovate anche nella riunione che ha preceduto il varo del Dpcm, con una discussione lunga e animata sui nuovi codici Ateco – vale a dire su quali attività consentire – da inserire nel decreto del presidente del Consiglio. Come già accaduto due settimane fa con il blitz di Confindustria che inizialmente aveva allungato i settori.

ALLA FINE NEL DECRETO, oltre a librerie, cartolibrerie e negozi per bimbi, sono entrate una decina di attività consentite: dall’uso delle aree forestali alla fabbricazione dei computer, dalla cura e manutenzione del paesaggio alle opere idrauliche, fino al commercio all’ingrosso di carta e cartone. Rispetto ai precedenti provvedimenti, inoltre, il Dpcm consente di andare in azienda per predisporre le buste paga così come autorizza «previa comunicazione al prefetto, la spedizione verso terzi di merci giacenti in magazzino nonché la ricezione in magazzino di beni e forniture». Resta possibile anche svolgere attività motoria da svolgere «individualmente» e «in prossimità della propria abitazione, purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona». Per il resto, lockdown era e blocco rimane: niente parchi, niente case vacanze, niente sport, compresi gli allenamenti per i professionisti – e quindi niente ripresa per la Serie A. Neanche la possibilità di rientrare nelle proprie abitazioni: si resta dove si è, fino al 3 maggio.