Angelino Alfano non ci sta. Le proposte avanzate da Matteo Renzi in fatto di diritti civili non sono piaciute al vicepremier, che in un attimo ha visto alcuni baluardi del suo centrodestra incrinarsi pericolosamente. Specie per quanto riguarda una possibile legge sulle unioni civile e la riforma della Bossi-Fini sull’immigrazione, in difesa della quale si è speso più volte personalmente. «Non si può pensare alle unioni civili senza pensare prima alle famiglie», sbotta quindi il ministro degli Interni. E la stessa cosa vale per gli immigrati. «Con la sicurezza degli italiani non si scherza».

Qualcosa però deve essere cambiato davvero nelle stanze del Nazareno. Se Alfano pensava che alzando la voce avrebbe dato il via al solito balletto di smentite e veloci marce indietro di un tempo, si è infatti sbagliato. Almeno per ora, infatti, dal Pd arrivano solo conferme agli annunci (perché si tratta ancora di annunci) fatti dal segretario. Con il partito deciso ad andare comunque avanti per la sua strada, con o senza l’alleato di centrodestra.

I primi a rispondere al ministro degli Interni sono i senatori Andrea Marcucci e Isabella Del Monte, tra i firmatari di un disegno di legge sulle unioni civili giù depositato a palazzo Madama. «Le unioni civili non sono certo alternative a interventi sulla famiglia», rispondono. «Alfano è vicepremier, nel ddl stabilità poteva inserire più provvedimenti economici di sostegno e meno prebende». Dello stesso tenore le parole del responsabile welfare Davide Faraone: «Contrapporre queste discipline alle politiche per la famiglia è un modo torbido e ideologico di affrontare la questione. Cosa ha fatto Alfano per la famiglia dal 2008 a oggi?». E a chi, come Roberto Formigoni, propone una moratoria sui temi etici fino al 2025, cioè fino a dopo le elezioni, Faraone risponde in modo secco: «L’unica moratoria che dovrebbe essere prevista in Italia è per tutti coloro che propongono le moratorie. Sulla legge elettorale, su lavoro, sulla Bossi-Fini sulle unioni civili nessun rinvio, piuttosto bisogna procedere rapidamente».

La segreteria convocata per stamattina a Firenze da Renzi servirà per mettere meglio a punto le idee sia sulle unioni civili che su temi come l’abrogazione del reato di clandestinità e l’accorciamento dei tempi di permanenza nei Cie – tanto per cominciare – ma anche per capire come muoversi per far si che le proposte si trasformino in leggi. Anche, se necessario, andandosi a cercare in parlamento maggioranze diverse da quelle che sostengono il governo. Ieri sera il premier Enrico Letta ha mostrato un ottimismo che è sembrato più doveroso che reale: «Su tutti questi temi sono convinto che le soluzioni si troveranno e metteranno d’accordo la maggioranza», ha detto parlando in modo particolare proprio di gay e immigrazione. Ma si sa che il premier pensa che spetti a lui trovare una «sintesi finale».

Se sarà davvero così lo si vedrà presto. Renzi del resto ha detto chiaramente di essere aperto a chiunque abbia voglia di discutere. Un invito rivolto principalmente al Movimento 5 stelle, che però ancora ieri ha preferito evitare qualunque confronto su proposte concrete. Ma non solo. Forza Italia è infatti spaccata. Se da una parte Maurizio Gasparri promette di dare battaglia («su nozze gay e resa ai clandestini la precaria maggioranza di governo va a sbattere sugli scogli»), è possibile che non la pensi allo stesso modo il collega di partito Giancarlo Galan, firmatario anche lui di un disegno di legge proprio sulle unioni civili. Mentre un’importante apertura è già arrivata da Anna Maria Bernini: «Un grande partito liberale come Forza Italia non può dirsi insensibile a un tema come quello dei diritti civili posto dal segretario del Pd Matteo Renzi», ha detto infatti la vice capogruppo vicario al Senato. La partita, come si vede, è tutta da giocare.