Autostrade per l’Italia (Aspi) ha accettato l’accordo prospettato dal consiglio dei ministri del 15 luglio scorso, ma chiede l’eliminazione della clausola che vincola la controllante Atlantia a cedere il controllo della società alla Cassa Depositi e Prestiti (Cdp). La posizione della società è stata messa nero su bianco in una lettera ed è stata comunicata ieri dalla ministra dei trasporti e delle infrastrutture Paola De Micheli nel corso di un’audizione alla commissione Ambiente della Camera. La lettera non è stata cofirmata da Atlantia, diversamente da altre comunicazioni avvenute sia a luglio che a settembre. La trattativa comunque continua. Da parte dell’azienda c’è la disponibilità al dialogo con Cdp seguendo una procedura di «dual track»: la vendita in blocco dell’88% o scissione.

PER DE MICHELI i motivi dello stallo restano anche dopo che Aspi si è detta disponibile a firmare l’accordo immediatamente, fatto salvo l’articolo 10, quello della clausola di cessione a Cdp perché è «estranea al rapporto concedente-concessionario». De Micheli ha specificato che «Atlantia è quotata sul mercato e il mio ministero è concedente e controllante di Aspi e quindi rispetto alla questione societaria non posso in alcun modo formulare ulteriori considerazioni».

NELLE DECISIONI prese dal governo«non c’è nessuna nazionalizzazione». «Anche nel caso di un azionariato del quale faccia parte Cdp, e quindi si realizzi una delle due proposte di Atlantia nella lettera del 14 luglio, non è immaginabile che i danni [conseguenti al crollo del Ponte Morandi a Genova,ndr.] vengano pagati dagli italiani. C’è l’atto transattivo della concessione che prevede la non ricaduta di tutte le clausole previste dal passato sui nuovi azionisti e quindi tanto meno su coloro che controllano i nuovi azionisti». Ripercorrendo tutta la vicenda dalla «contestazione di gravissimo inadempimento» avviata più di due anni fa dopo il crollo del Morandi, De Micheli ha evidenziato come l’esecutivo fin qui si sia mosso con il solo obiettivo di trovare una soluzione «nell’interesse pubblico».

IL PROBLEMA che ha provocato l’ultima risposta di ieri è già emerso questa estate. Il conflitto con Cdp è su tre questioni: garanzie, manleve e debito. Per Atlantia non sono accettabili in «un contesto di mercato». Per Cdp sono essenziali per arrivare finalmente a un accordo. «L’atteggiamento di Aspi non è più tollerabile – i deputati del Movimento 5 Stelle in Commissione Ambiente alla Camera – Ci pone in una situazione di stallo e a farne le spese sono solo i cittadini e l’interesse pubblico. Lo dobbiamo ai cittadini e alle vittime della tragedia del Ponte Morandi». «Bisogna che la vicenda approdi a una quadratura. Avevamo avvertito più volte che non sarebbe stato facile con il percorso tracciato- hanno detto Silvia Fregolent e Raffaella Paita di Italia Viva». «Da Atlantia un’ennesima provocazione – sostiene Stefano Fassina di LeU – Viene offeso ancora una volta il senso di responsabilità dimostrato dal governo per mettere fine a decenni di negazione dell’interesse pubblico attraverso una concessione vergognosa. Accettare la proposta transattiva, come scrive Aspi alla Ministra De Micheli, ad eccezione dell’articolo 10 vuol dire contraddire radicalmente l’impegno sottoscritto da Atlantia a metà luglio scorso».

PER IL COMITATO delle vittime del ponte Morandi la lettera di Aspi è «vergognosa» e chiede di porre fine a «questo balletto». Egle Possetti, presidente del comitato, ha definito quella di Aspi «una letterina per cercare di intenerire il governo sui presunti difetti costruttivi del ponte Morandi, che a loro dire sarebbero causa del crollo». Il prossimo Consiglio dei ministri dovrebbe analizzare la situazione e prospettare una soluzione. Il governo aveva dato pochi giorni per ottenere un cambio di passo ed escludere la revoca della concessione.