Gli alleati di governo hanno idee opposte sul ruolo di Autostrade per l’Italia nella ricostruzione del ponte Morandi, sulla «caducazione» della concessione, sulla nazionalizzazione della gestione. Dunque M5S deve attaccare ancora su Genova. Luigi Di Maio, che l’altro giorno aveva presentato la nazionalizzazione come «l’unica strada», dando sulla voce al ministro Toninelli, proprio mentre questi si teneva sul vago davanti alle commissioni parlamentari, affonda un altro colpo. All’indietro. Annuncia che è pronto un esposto alla Corte dei conti per danno erariale contro i governi che in passato hanno deciso le concessioni autostradali. Pubblica anche un fotomontaggio con il ponte crollato sullo sfondo. In primo piano più che ministri ci sono ex presidenti del Consiglio: Prodi, D’Alema, Berlusconi, Letta, Renzi. L’unico ministro delle infrastrutture è Delrio. Si nota una sproporzione nelle presenze di centrosinistra, visto che in diciotto anni di storia delle concessioni autostradali (dal 1999) il centrodestra ha governato per metà del tempo.

La cautela è comprensibile. La Lega, oggi alleata, era al governo durante gli anni in cui la convenzione unica con la società dei Benetton è stata blindata nella sua spropositata convenienza (2008), votando poi altre due leggi che hanno ratificato gli aumenti garantiti dei pedaggi per altri mille chilometri di autostrada (nel 2009 e nel 2010, come abbiamo raccontato il 20 agosto scorso). «Sanatorie», le ha chiamate il ministro Toninelli, che ieri ha completato la pubblicazione online di tutti gli allegati segreti di tutte le concessioni.

Nella galleria fotografica dei colpevoli secondo Di Maio, spicca l’assenza di Di Pietro, «amico» dei 5 Stelle ma pur sempre il ministro che negoziò nel 2009 la famigerata convenzione unica con la società dei Benetton. E proprio per questo tra i primi a sottolineare come la mancata vigilanza sulla manutenzione del ponte Morandi sia responsabilità del ministero di Toninelli. «Si vede che hanno seguito il consiglio di papa Francesco – commenta al telefono l’ex pm di Mani pulite – hanno letto le carte e hanno capito come stanno i fatti».

Di Maio avverte: «È ora che tutti i ministri che hanno autorizzato questa follia paghino di testa propria. Se chi ha fatto la concessione regalo ad Autostrade e chi non l’ha annullata ha causato un danno erariale sarà denunciato alla Corte dei conti. Stiamo già lavorando». Gli esperti di diritto amministrativo suggeriscono di valutare l’annuncio come un’iniziativa politica, più che giudiziaria. Per quanto una velina del governo assicuri che «entro pochi giorni sarà presentato un esposto al procuratore generale della Corte dei conti del Lazio», i presupposti dell’azione appaiono deboli. Il danno erariale si prescrive in cinque anni; più che i ministri i destinatari dell’azione dovrebbero eventualmente essere i dirigenti che hanno firmato gli atti; tutti questi anni amministrativi sono poi stati ratificati – «sanati», come dice Toninelli – con leggi dello stato. Infine per il governo gialloverde che denuncia, potrebbe esserci l’imbarazzo di scoprire che tra i responsabili del danno ci sono i leghisti.

A meno che non si tratti di una strategia di Di Maio per tenere sotto pressione l’alleato, che in evidente continuità con i suoi trascorsi nel centrodestra sta adesso cercando di parare i colpi più pesanti diretti ad Autostrade. Un po’ perché la Lega è politicamente lontanissima dall’idea di gestione pubblica delle infrastrutture: «È indispensabile procedere con celerità, rinunciando a generare conflitti di carattere politico», ha detto ieri il «guardiano» leghista di Toninelli, il sottosegretario Rixi, contrario ai discorsi sulla nazionalizzazione. Un po’ perché la realtà dei fatti congiura contro gli annunci di Di Maio: estromettere Autostrade dalla ricostruzione del ponte sul Polcevera («mettano i soldi che lo facciamo noi», ha ripetuto anche ieri Toninelli), ammesso che sia possibile, allungherebbe certamente i tempi. E anche la Gronda di ponente, che adesso per Di Maio non è un tabù, per essere realizzata ha bisogno di Autostrade. O di un altro concessionario e qualche anno di attesa in più.

Intanto Atlantia e la controllata Autostrade hanno messo a punto la linea difensiva contro la procedura di revoca della concessione. La risposta al Mit sarà approvata dai due cda venerdì e inviata entro sabato.