Alla fine è prevalso il pugno duro. Nessuna ricomposizione. La sindaca Chiara Appendino ha silurato il suo vice Guido Montanari, docente di Storia dell’Architettura al Politecnico, per le frasi pronunciate nei confronti del Salone dell’Auto – che ha deciso di traslocare in Lombardia –, per il quale, l’ormai ex numero due in giunta, si era augurato fosse portato via dalla grandine. Difficile, però, credere che quella degli organizzatori della kermesse non fosse una scelta presa a tempo debito. Ma per la sindaca la misura è stata colma.

Via le deleghe a Montanari e un messaggio ai dissidenti a Cinque stelle. «Non sono disponibile in alcun modo ad andare avanti col freno tirato. Una perdurante situazione di stallo procurerebbe danni che Torino non può permettersi e se il male minore è lo stop anticipato a questa consiliatura così sarà», ha sottolineato Appendino, in un intervento serrato in cui ha elogiato i risultati della sua giunta in particolare in grandi eventi (gli Atp Finals, per esempio) e in sgomberi, citati però con i termini di «liberazione» per l’Ex Moi e di «superamento» per i campi rom.

Montanari, indipendente in giunta, rappresentava l’anima più vicina ai movimenti sociali e ambientalisti che hanno appoggiato la candidatura di Appendino; movimenti con cui, nel corso del mandato, ci sono stati vari dissidi, anche con lo stesso vice, che aveva la delega all’Urbanistica e ora si difende, dopo il «licenziamento»: «Non vado via di mia volontà, ma per scelta della sindaca Appendino che, prendendo a pretesto un episodio a mio avviso insignificante (una frase pronunciata qualche mese fa in un contesto di battute scherzose) ritiene di dare una svolta politica, forse “governativa” alla giunta e alla sua maggioranza». Montanari rivendica il lavoro fatto in questi tre anni, sottolineando: «Con me la città non è stata ferma e tanto meno in decrescita». La sua presenza in giunta era stata accomunata a quella di Paolo Berdini nell’amministrazione Raggi a Roma, l’epilogo di entrambe le vicende è, infatti, molto simile.
E se Montanari ha commentato con «colgo un orientamento legato ai vecchi poteri forti della città» le ultime decisioni della sindaca, queste hanno, invece, avuto il plauso del capogruppo leghista in Sala Rossa, Fabrizio Ricca: «Dopo il sì alla Tav del suo leader Luigi Di Maio, il sindaco di Torino sembra ora voler dire un netto sì anche ai grandi eventi e prende finalmente le distanze dalle frange del suo consiglio Comunale più radicali e vicine alle occupazioni della sinistra radicale».

Quel pugno duro («Chiedo un mandato pieno, non intendo accettare battute d’arresto e compromessi al ribasso, su questo vincolerò il mandato») sono il tentativo di una prova di forza da parte di Appendino, ma rappresentano anche il sintomo di tensioni sempre più crescenti nella maggioranza a Cinque Stelle. La capogruppo pentastellata Valentina Sganga chiede un confronto interno ed esplicita la diversità di posizione: «Non c’era la nostra volontà di mandare via il Salone dell’auto, mentre su Montanari è stata una scelta sua, non condivisa con noi. È una sua responsabilità. A Montanari va tutta la nostra stima». La tormentata seduta di ieri si è chiusa per mancanza del numero legale, fatto mancare proprio da alcuni consiglieri a Cinque Stelle in dissenso con la sindaca.
La prossima settimana ci sarà il primo test sulla tenuta della maggioranza, che nei prossimi giorni sarà convocata dalla Sindaca. Tanti sono i provvedimenti sul tavolo che generano «frizioni», a cominciare dalla delibera sulla riqualificazione del Motovelodromo, l’impianto sportivo intitolato a Fausto Coppi.