Dal Municipio a Piazza Vittoria: cinquecento metri, non di più. È quanto ha decretato il questore di Pavia, vietando il corteo, «così come preavvisato», organizzato per lunedì sera dalla Rete Antifascista che avrebbe voluto manifestare per le strade cittadine. Non solo per protestare contro gli spazi garantiti al raduno dei fascisti dell’associazione Recordari, che saranno in presidio per ricordare il missino Emanuele Zilli, morto il 5 novembre del 1973, ma anche per denunciare l’intervento violento delle forze di polizia alla manifestazione di due anni fa.

Quella sera i membri del gruppo nostalgico avevano potuto attraversare indisturbati la via principale del centro. Contro gli antifascisti in presidio al termine della strada invece, c’erano state cariche e manganellate della polizia, a cui erano seguite nei giorni successivi trenta denunce per istigazione a delinquere e resistenza a pubblico ufficiale. Pochi mesi fa per ventitré di loro le accuse sono state archiviate mentre altri sette andranno a processo per reati meno gravi come manifestazione non autorizzata e oltraggio a pubblico ufficiale. «Ci difenderemo e useremo il processo per ribaltare le accuse delle autorità complici dei fascisti» ha scritto su Twitter Mauro Vanetti, uno degli indagati.

Dopo quanto successo nel 2016, il questore ha deciso di concedere ai fascisti un «presidio in forma statica» in piazza XXV Aprile, limitando il percorso della manifestazione della Rete Antifascista a cui parteciperanno Anpi, Arci e organizzazioni studentesche. In città, alle cariche di due anni fa, sono seguite quelle dello scorso febbraio quando il corteo, indetto dall’Assemblea per il Diritto alla Casa dopo un’aggressione razzista, è stato bloccato e respinto dai reparti della polizia, presenti nella piazza dell’adunata di estrema destra.

 

Sia i militanti dell’Assemblea che della Rete sono stati anche i bersagli delle intimidazioni dei fascisti che a marzo di quest’anno hanno deciso di marchiare con degli adesivi gli ingressi delle abitazioni di alcuni antifascisti pavesi. Contro di loro si era scagliato nel 2008, definendoli «zecche» che diventano dei «martiri» dopo un’aggressione, anche l’attuale ministro dell’agricoltura Gian Marco Centinaio che figura tra gli invitati della cerimonia di apertura dell’anno accademico dell’Università di Pavia di lunedì prossimo. Contro la decisione del rettore Rugge hanno preso carta e penna professori, ricercatori, studenti e personale amministrativo dell’ateneo, annunciando il loro rifiuto di partecipare alla cerimonia. La biografia politica del ministro Centinaio «contraddice i valori di eguaglianza e inclusività che l’Università professa per Costituzione, e la vocazione universalistica che è impressa nel suo stesso nome» hanno scritto i firmatari che si riconoscono invece, «nei valori dell’antifascismo e dell’antirazzismo».