Ministro 5 Stelle contro ministra leghista, scontro diretto sul tema rovente dell’autonomia. Al titolare dei rapporti con il parlamento e la democrazia diretta, Riccardo Fraccaro, non è andata giù la nomina che la ministra per gli affari regionali Erika Stefani ha fatto, senza consultarsi con i colleghi di governo, dei sei componenti di nomina governativa della commissione paritetica Stato-Trentino Alto Adige. Decreto firmato, protesta Fraccaro, «senza ricorrere a quel metodo collegiale che è un punto di forza del governo del cambiamento. Le nomine dei componenti, di chiara estrazione partitica, non rispecchiano in alcun modo la necessità di assegnare alle commissioni personalità di qualità e alto profilo».

Si parla delle commissioni per le regioni ad autonomia speciale, che poco hanno a che vedere con le commissioni per l’autonomia differenziata, il progetto bandiera della Lega nel quale gran parte del potere decisorio viene delegato in bianco dal parlamento proprio a questi organi di raccordo. Le nuove commissioni previste dall’autonomia speciale sono modellate però proprio sulle vecchie, che sono inquadrate nel sistema costituzionale delle autonomie speciali. In entrambi i casi la nomina dei rappresentanti del governo (la metà, l’altra metà rappresenta la regione) compete alla ministra, ed è questo che i 5 Stelle temono. Leggendo nell’accelerazione di ieri (il decreto è datato in realtà 6 giugno) il preannuncio di uno strappo dei leghisti sull’autonomia differenziata.

C’è anche di più, lo smacco per il ministro Fraccaro che ha in Trentino il suo collegio elettorale e qualche tempo fa aveva attaccato (per la concentrazione di potere) uno dei prescelti da Stefani, l’editore Michl Ebner, proprietario di tutta l’informazione regionale (Adige, Trentino, Dolomiten, Alto Adige e radio Dolomiti). Ebner è esponente di spicco della Svp, la sua nomina secondo i 5 Stelle serve a saldare il patto tra leghisti e sudtirolesi. Ma i grillini denunciano anche l’abboccamento con il Pd, attraverso la nomina nella commissione di Antonio Lampis, e con Forza Italia (Maurizio Roat) oltre che ovviamente la cura degli interessi di partito (Claudia Eccher è avvocata di Salvini). Insomma, la Lega ha tenuto conto delle richieste di tutti ma non di quelle dell’alleato grillino. Stefani ha ignorato anche un preciso caveat lanciato qualche mese fa dai gruppi 5 Stelle, che l’avvertivano di non «procedere in solitaria». Fraccaro, adesso, minaccia ritorsioni: «La violazione del principio di collegialità non potrà che produrre ripercussioni negative sull’attività delle Commissioni e sulla considerazione del loro lavoro da parte della compagine di governo». Messaggio che vale soprattutto in chiave autonomia differenziata. Dove, temono i 5 Stelle, la Lega si appresterebbe ad accelerare.

È la stessa logica difensiva a ispirare le parole del presidente del Consiglio Conte, che ieri a Napoli è faticosamente venuto a capo di una promessa. L’autonomia, ha detto, «è un’opportunità ma non sarà mai un programma volto a raggiungere l’obiettivo di acuire il divario tra nord e sud». Intanto il coordinamento per la democrazia costituzionale ha lanciato una «mobilitazione totale contro l’autonomia differenziata che mette in pericolo l’esigibilità di diritti fondamentali». «Nel 2016 – si legge in un comunicato del Cdc – abbiamo contrastato la deformazione costituzionale voluta dal governo Renzi, oggi c’è una nuova battaglia da condurre per la Costituzione, contro la distruzione dell’unità nazionale a cui può portare questa iniziativa della Lega, se avrà la complicità dell’attuale maggioranza parlamentare».