Fra i 10mila manifestanti che lunedì in piazza Santa Croce hanno sostenuto la lotta delle tute blu Gkn c’erano anche loro, gli operai di Vitesco Technologies, divisione Powertrain della multinazionale tedesca dell’automotive Continental. Negli stabilimenti pisani di Fauglia e San Piero a Grado, dove gli addetti diretti sono complessivamente 950, si producono iniettori per motori a benzina e diesel. Ma i 139 lavoratori attualmente impiegati con contratto di somministrazione attraverso Manpower, tutti giovani under 40, rischiano seriamente alla fine dell’anno di doversi cercare una nuova occupazione.
A differenza degli assi, semiassi e giunti di Gkn, essenziali anche nelle auto del futuro, gli interinali ma anche gli addetti diretti di Vitesco rischiano di essere vittime della transizione della produzione dai motori tradizionali a quelli ibridi ed elettrici, peraltro già in corso da anni. Vittime soprattutto di una riconversione che procede troppo lentamente, nonostante che già da prima della pandemia le istituzioni locali, Regione Toscana in testa, stiano dando un sostegno pubblico alla formazione dei lavoratori per l’ibrido e l’elettrico, in parallelo all’attività di ricerca condotta assieme all’Università di Pisa.
Il timore di un devastante effetto domino, innescato dal caso Gkn, nei settori tecnologicamente più avanzati della manifattura toscana, sta facendo correre ai ripari le forze politiche di ogni colore. Così si stanno moltiplicando le prese di posizione istituzionali che vedono fianco a fianco la maggioranza che sostiene Eugenio Giani e le opposizioni di destra, di sinistra e del M5s: “E’ già pronta una mozione regionale per esprimere solidarietà agli interinali di Vitesco – spiega ad esempio la consigliera pentastellata Irene Galletti – per impegnare la giunta regionale ad avviare e presiedere al più presto un tavolo di crisi, coinvolgendo sindacati, proprietà e ministero dello Sviluppo economico. Con l’obiettivo della massima tutela dei lavoratori”.
Più in generale, osserva Massimo Braccini che guida la Fiom Cgil toscana, il governo “dei migliori” – e in particolare il Mise – si devono dare una mossa. “E’ urgente far ripartire il tavolo del settore automotive per affrontare la fase di transizione, e per individuare, con un accordo tra le parti sociali, i ministeri competenti e le aziende, gli investimenti e gli strumenti per la tutela dell’occupazione e dell’industria del Paese, ed evitare che il cambiamenti ambientali, tecnologici e organizzativi ricadano sulle lavoratrici e sui lavoratori. Ed è essenziale bloccare i licenziamenti nell’automotive, che è un settore strategico”.
A differenza di quanto sta accadendo con Gkn e il fondo inglese Melrose che la controlla, i vertici di Continental e di Vitesco non hanno mancato in passato di presentarsi ai tavoli di discussione. “Stiamo parlando di stabilimenti all’avanguardia – spiega ancora Braccini – con lavoratori preparati e qualificati, che devono continuare a produrre. Quindi non si tratta soltanto di andare avanti con la ricerca e sviluppare la tecnologia per il passaggio, ormai obbligato, all’elettrico, seguendo passo passo la riconversione. E’ importante anche continuare con la produzione più tradizionale, che ha ancora una sua domanda, e in parallelo accelerare l’iter per la riconversione”.