Virginia Raggi, candidata a sindaco di Roma per il Movimento 5 Stelle, è intervenuta ieri in uno spazio occupato, il Nuovo Cinema Palazzo nel quartiere di San Lorenzo. Il confronto elettorale non era facile per la favorita dai sondaggi per la corsa al Campidoglio. Insieme a Stefano Fassina – che si è definito un «candidato precario» a seguito dell’esclusione delle liste di «Sinistra per Roma» – e Alessandro Mustillo – del partito comunista ad oggi unico candidato della sinistra nella Capitale -, Raggi ha scelto di confrontarsi su temi per lei delicati come l’uso del patrimonio pubblico nella capitale, gli sgomberi ordinati dal commissario Tronca e fermati dalle campagne «Roma non si vende» e «Decide la Città» che sostengono l’idea dell’autogoverno, dei beni comuni e della legittimità delle pratiche di movimento tra cui c’è anche l’occupazione di stabili dismessi o a rischio speculazione.

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A Roma decide la città: nasce la carta dei beni comuni urbani

Dal confronto si è sottratto il candidato del Pd Roberto Giachetti a cui i movimenti romani avevano consegnato la lettera di invito nel suo comitato elettorale alla Dogana di San Lorenzo. Una differenza di atteggiamento tra Pd e 5 Stelle che ieri è stata notata e criticata sui social. «Il confronto e l’ascolto sono tutto» ha scritto Raggi su twitter. La scelta della Raggi non è passata inosservata. “La differenza tra me e Virginia Raggi? – ha attaccato su twitter Giorgia Meloni, candidata sindaco per Fratelli d’Italia e Lega – lei partecipa a manifestazioni in stabili occupati, io li voglio sgomberare e darli ai cittadini”. “Cara meloni – ha replicato Raggi – al Cinema Palazzo c’erano molti cittadini. E nonostante alcune divergenze io ci parlo, non vado con le ruspe!”.

La presenza di Raggi al Cinema Palazzo è un riconoscimento per la campagna dei centri sociali e di decine di associazioni come il grande Cocomero o Viva la vita onlus che dalla protesta contro gli sgomberi decisi dal commissario della Capitale tronca è passata alla proposta. Prima ha condannato la delibera 140 approvata dalla giunta di centro-sinistra che rimette sul mercato 860 spazi sociali già regolarizzati dalla delibera 26 della giunta Rutelli nel 1995 poi ha avanzato la proposta di una carta dei «beni comuni urbani» in dieci punti: acqua, mobilità, istruzione, cultura, casa, governo e amministrazione della città, partecipazione ai processi decisionali. «È finita l’epoca della delega e delle trattative separate. Oggi proponiamo l’autogoverno» hanno precisato gli attivisti, attestando un cambio di atteggiamento nella sinistra di base della Capitale.

Al centro della loro elaborazione teorica, la più originale della campagna elettorale, due argomenti spinosi: la legalità non può essere slegata dalla giustizia sociale e dalla creazione di comunità territoriali; il bando pubblico e gli affidamenti diretti non sono gli unici strumenti per amministrare il patrimonio della città più indebitata d’Italia e non assicurano la legalità, considerato quello che è accaduto con «Mafia Capitale». Raggi è sfuggita a questo discorso e ha scelto un’ambigua via di mezzo: ha parlato di «ripristinare la legalità», ha difeso il bando pubblico, ipotizzando una scrittura collettiva con i cittadini. Un’impostazione che non risolve il problema creato dalle delibere del «centro-sinistra» agli spazi già riconosciuti, penalizzati dalla scelta dell’amministrazione di modificare il quadro legale per fare cassa, né elimina il rischio di un uso privatistico del bando. La candidata 5 Stelle ha inoltre evocato la battaglia sull’acqua pubblica, contro la privatizzazione dei servizi pubblici e l’idea di difendere il carattere pubblico dei trasporti Atac. Argomenti sensibili per la sinistra che i Cinque Stelle sviluppano mescolando toni securitari con altri partecipativi.

In una città dove l’amministrazione commissariale ha deciso di autoassegnarsi la delega alla gestione delle politiche sociali e quelle culturali, continua lo sciopero dei 20 attivisti di Action contro la delibera di Tronca sull’emergenza abitativa. Per i movimenti della casa, il provvedimento stravolge un provvedimento regionale. Questa era la ragione che li ha spinto a manifestare in Campidoglio giovedì 12 quando le forze dell’ordine li hanno dispersi con gli idranti. In una lettera a Tronca il presidente della Regione Zingaretti ha assicurato che renderà disponibili 500 alloggi in totale.

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