Da Roma negli scorsi giorni era arrivata l’indicazione di chiudere con l’alleanza con il Pd, ora Bologna risponde.

Accade dentro Sel, che rischia di pagare cara, con una scissione interna, la svolta di autonomia dai democratici in vista delle prossime amministrative.

Un rischio che non corre solo a Bologna. Nel capoluogo emiliano intanto un gruppo di dirigenti ha autoconvocato per giovedì 12 un’assemblea di iscritti e simpatizzanti per discutere delle elezioni. Con una piattaforma chiara, però. «Negli ultimi due mesi abbiamo assistito ad alcuni episodi rilevanti che dimostrano come l’alleanza col Pd, che troppi si ostinano a chiamare ancora centrosinistra, sia diventata impraticabile». Fra i firmatari il capogruppo in Regione (dove Sel fa parte della maggioranza di Bonaccini) Igor Taruffi, la capogruppo in consiglio comunale Cathy La Torre, coordinatori di circolo e consiglieri di quartiere.

Un gruppo in aperta contrapposizione con l’ala più dialogante di Sel che raccoglie, fra gli altri, l’assessore regionale alla cultura Massimo Mezzetti. E che punta soprattutto sulla capacità di mobilitazione di Amelia Frascaroli, assessora al welfare della giunta Merola, indipendente, di area cattolica, che nel 2011 trascinò una lista con dentro Sel oltre il 10 per cento. Proprio da un colloquio fra lei e Nichi Vendola si aspettava in queste ore un chiarimento sulle prossime amministrative. Ma il chiarimento al momento non è arrivato.

E i fautori della rottura non hanno voluto aspettare oltre. Fra i firmatari del documento, una sessantina, non c’è la coordinatrice cittadina Egle Beltrami.