«La mia generazione fu sommersa da un delirio di voli spaziali, giornaletti, cinema e rock’n’roll. Furono anni di conti alla rovescia, di rampe di lancio viste in pallidi filmati in bianco e nero alla tv. Di ascese celesti e fragori infernali che sarebbero diventati la colonna sonora della mia infanzia». Così Igort, al secolo Igor Tuveri, fumettista italiano, nella sua autobiografia – che più precisamente sarebbe giusto chiamare viaggio nei propri sogni – «My generation» (Edizioni Chiarelettere, pagine 300, euro 19,90), un volume con copertina (un David Bowie icona sovrastata da un ragazzino che va a scuola con palloncino Sex Pistols) e disegni ovviamente di Igort stesso.
La febbre prese l’aspirante disegnatore in quel di Cagliari City (così chiama amabilmente la sua città), aiutato dal clima cinematografico che affrontava in modo nuovo la fantascienza. La visione, il 12 dicembre 1968 nelle sale cinematografiche italiane, di «2001: Odissea nello spazio», aveva fatto scalpore. E da allora era diventata icona di una generazione.
Igort, ammiratore di ben altra arte come quella di Frank Stella o Rothko. non ama gli intellettuali organici e scrive sarcasticamente: «Era una stagione in cui il Partito riteneva che le splendide provocazioni dada o le aperture concettuali che il surrealismo aveva portato fossero balocchi piccolo borghesi. E io ciondolavo sconsolato e inaudito mentre la pitturetta si diffondeva a macchia d’olio. Infestò persino i rotocalchi. Come, e non fu l’unico caso, quel Guttuso Renato. Che infieriva con discorsi ufficiali, alla sede di Rinascita e dell’Unità, blaterando di ‘arte che il popolo deve capire’, per poi tornare all’abbraccio della sua diletta contessa Marzotto perdutamente innamorata dell’imbrattatele comunista. Noblesse oblige!». E poi verrà Londra («il mio acquario velenoso») e Bologna («la città che suonava all’unisono con il resto del mondo») dove si moltiplicano incontri con artisti di ogni tipo (Paz, tra i grandi), la città che sarebbe in seguito precipitata nell’incubo della strage della stazione del 2 agosto 1980. «Per me qualcosa, in quei minuti, si ruppe per sempre. Siamo piccoli, noi umani. La vita quotidiana di tutti noi era cambiata. Senza che neppure ce ne accorgessimo, morirono poco a poco le ideologie, le illusioni». Ma iniziò un proficuo lavoro per Igort. Con la scoperta di vari mondi a partire dal Gianni Celati di «Le avventure di Guizzardi» e «La banda dei sospiri. Per arrivare ai fumetti di fantascienza, alla letteratura pulp.