Alla soglia degli 80 (Parliamo delle mie donne arriva sui nostri schermi con tre anni di ritardo) Claude Lelouch la mette pesantemente sull’autobiografico. Si affida a un alter ego, rappresentato da Johnny Hallyday, di poco più giovane del regista, lo battezza Jacques Kaminsky e lo trasforma in fotografo di fama mondiale. Sciupafemmine e padre assente di quattro ragazze ormai donne avute da diverse compagne .

Intenzionato a ritirarsi in una casa di montagna, viene scaricato dall’ultima moglie, che preferisce Parigi. Lui non si preoccupa, intorta l’agente immobiliare vedova, ma molto più giovane di lui, che diventa la nuova fiamma. Finché non arrivano inaspettate le figlie, più una quinta via skype (così tornano anche i conti delle paternità di Lelouch). Arrivi tramati dal medico, amico e complice di Jacques. Oltre due ore di racconto che si trascina su un paio di malintesi, la reiterata cover di Moustaki di Águas de Março di Jobim e un’aquila ammaestrata. Troppo e troppo poco.