«Una sentenza storica» esultano gay e lesbiche e i partiti sostenitori delle loro cause, socialdemocratici e Verdi usciti perdenti dalle elezioni del 15 ottobre scorso. Ieri la Corte costituzionale austriaca ha aperto le porte ai matrimoni omosessuali ordinando la cancellazione delle norme del Codice civile che prevedono il matrimonio solo tra persone di sesso diverso. Norme che secondo la Corte violano il principio di eguaglianza garantito dalla Costituzione.

Finora lesbiche e gay dovevano accontentarsi delle unioni civili. Introdotte a partire dal 2010, via via hanno riconosciuto sempre maggiori diritti alle coppie omosessuali, compresa la possibilità di adottare. Ma proprio nell’esistenza di una legge specifica per omosessuali l’Alta Corte ha riscontrato la discriminazione: «La separazione tra due diversi istituti giuridici esprime il fatto che persone di orientamento omosessuale non sono uguali a persone di orientamento eterosessuale», hanno sentenziato i giudici. Sottolineando perdipiù come il dover scrivere sullo stato di famiglia «unione civile» e non «sposato», rende di fatto pubblico l’orientamento sessuale.

La nuove norme dovranno entrare in vigore al più tardi a partire dal 1 gennaio 2019, facendo così dell’Austria il ventesimo paese al mondo ad aprire al matrimonio omosessuale. Quella di ieri è stata una sentenza in controtendenza rispetto alla svolta a destra impressa al Paese dalle recenti elezioni e nel pieno della trattativa tra il partito popolare (Oevp) di Sebastian Kurz e la destra xenofoba di Heinz Christian Strache per la formazione del nuovo governo.

Ancora a giugno scorso il disegno di legge che apriva ai matrimoni gay sostenuto da Verdi, Socialdemocratici e Neos è stato bocciato dal parlamento. Ora però sarà difficile aggirare la sentenza , non avendo la futura coalizione una maggioranza di due terzi a disposizione. «I giudizi della Corte costituzionale vanno rispettati, e ne prendiamo atto» ha detto intanto un portavoce del partito popolare. Meno condiscendente è la Fpoe. «E’ successo esattamente la cosa contro la quale abbiamo messo in guardia quando è stato deciso l’unione civile: sarà lo strumento apripista verso una direzione che sfocia nel matrimonio per tutti» ha commentato il segretario generale Herbert Kickl accusando il partito popolare di non essersi battuto abbastanza contro le unioni civili.

L’argomento comunque si presta poco a campagne populiste. «Se si segue la politica interna si ha la sensazione che tutto sia grigio e triste. Ma poi sull’orizzonte sorge un meraviglioso arcobaleno» è uno dei tanti tweet comparsi nella rete. Infatti da tempo nei sondaggi di opinione oltre il 60% della popolazione della cattolica Austria si dichiarava a favore dei matrimoni omosessuali.

Parole di forte critica invece dal cardinale di Vienna Christoph Schoenborn, presidente della conferenza dei vescovi austriaci. «E’ preoccupante che persino i giudici costituzionali abbiano perso lo sguardo per la natura particolare del matrimonio come unione tra uomo e donna. Quando la Corte costituzionale nega l’unicità e particolarità giuridica del matrimonio, basato sulla differenza tra i sessi, nega la realtà».
«Al più tardi dal 1 gennaio 2019 non farà differenza chi ama chi» ha dichiarato invece il cancelliere uscente e segretario Spoe Christian Kern. «Sono molto contento di questa decisione. E’ un segno di parità di diritti e di rispetto».