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Austria verso la grande coalizione

Austria verso la grande coalizioneFaccia a faccia tv tra il socialdemocratico Faymann e il candidato del Partito popolare Spindelegger, in basso Stronach – Reuters

Vienna Socialdemocratici in crescita con l’exploit del cancelliere Faymann. Ma potrebbe non bastare. Il paese domani al voto. Tra le novità, seppure improbabile, la Rasta Koalition tra Spoe, Verdi e Team Stronach del miliardario austrocanadese, tutti favorevoli alla marijuana

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 28 settembre 2013

«È ora che ti levi», una richiesta brusca e quasi disperata quella rivolta nel duello tv finale dal vicecancelliere Michael Spindelegger del partito popolare (Oevp) al titolare di governo, e alleato, il socialdemocratico (Spoe) Werner Faymann. Tutti i sondaggi per le elezioni politiche di domani in Austria danno per certa la vittoria del sempre vituperato Faymann, che a sorpresa in campagna elettorale ha messo in campo una grinta e chiarezza di contenuti inaspettati, smarcandosi così dalla sua sua fama di scialbezza e mancanza di posizioni politiche. «Nei consessi europei arriva senza una sua posizione, ma dopo aver parlato con me assume la mia», avrebbe detto di lui Angela Merkel, secondo un aneddoto che gira(va) a Vienna. «Una politica economica europea che tenta di rovesciare i costi della crisi causata dalla finanza sulle spalle dei lavoratori, dei contribuenti e sui servizi pubblici non è accettabile» insiste invece il programma elettorale socialdemocratico.
«Bisogna riconoscere che Faymann è bravo» dice ora un suo critico di sinistra, il saggista Robert Misik «e anche il suo governo negli ultimi due anni in fondo è stato decente». Col 4,5% l’Austria vanta la disoccupazione più bassa nell’Ue e un programma statale contro la disoccupazione giovanile, basato sull’apprendistato in officine pubbliche create per lo scopo e incentivi alle industrie ad assumere. Sarà meno acuta e più attutita, ma la crisi si avverte anche qui. Pesa il forte peggioramento delle condizioni di lavoro. Non a caso è un punto centrale della campagna elettorale Spoe tutta rivolta al proprio zoccolo duro, in stretta alleanza con i sindacati dell’Oegb. Le proposte: un salario minimo di 1.500 euro e lotta alla precarizzazione diffusa e ai «contratti all in» che deregolamentano ogni diritto, detassazione del lavoro e patrimoniale sull’1% dei più ricchi.
C’è un ritorno al più stato, con un no alle privatizzazioni dei settori strategici e dei beni comuni, la daseinsvorsorge (previdenza esistenziale). Sulle privatizzazioni operate dal governo di centro destra nero-azzurro (dal 2000 al 2006) di cleptocrazia come è stato già comprovato, che nulla ha da invidiare alla tangentopoli italiana, indagano ancora le procure.
«Per lo scatenamento dell’economia» è lo slogan principale, alquanto infelice, dei popolari di Spindelegger condito con la proposta di portare la giornata lavorativa a 12 ore. Sarebbe la ricetta contro il presunto «decadimento della competitività del paese», costatata dal capo degli industriali Christoph Leitl, che ha sollevato molte critiche interne e tra i funzionari popolari già demotivati per la battaglia persa.
Per racimolare più voti la Oevp, partito cattolico, si è scatenata invece contro i rifugiati, con un atto disumano di espulsione di una parte dei richiedenti asilo del Pakistan che da mesi ingaggiano una dura lotta per i loro diritti. Provvedimento deciso dalla ministra degli interni popolare Mikl Leitl. Silenzio totale del cancelliere e della Spoe sull’argomento che non le fa onore, mentre nel paese un coordinamento promosso da artisti e intellettuali raccoglie firme «contro la disumanità, per una politica d’asilo umana». Il tema immigrazione o «stranieri» in questa campagna è risultato comunque in coda degli interessi degli austriaci, con buona pace della Fpoe, la destra xenofoba di Hans Christian Strache. «Ama il tuo prossimo», è lo slogan del partito dell’odio, che poi segue «per me questi sono gli austriaci». Pur avendo un po’ moderato i toni, alle manifestazioni della Fpoe compare sempre qualche braccio teso di saluto hitleriano. Cavalcando la contestazione antisistema dei partiti e anti Ue Strache potrà lo stesso incassare secondo i sondaggi fino al 21%.
Si vota col sistema proporzionale, senza indicazione preventiva di alleanze. I socialdemocratici hanno escluso ogni coalizione con Strache, non così i popolari aperti a tutto. «Impedite una riedizione dell’inqualificabile governo nero-azzurro», si appellano i socialdemocratici. Un ipotesi considerata improbabile. L’esito più probabile, ma non scontato, è la riedizione di una grande coalizione tra Spoe e Oevp. Ma stavolta i numeri degli ex due grandi partiti potrebbero non bastare per ottenere la maggioranza assoluta. La Spoe è data al 27%, i popolari al 22%. A sperare in una coalizione i Verdi di Eva Glawischnig, presenti finora solo nei governi regionali. A differenza dei tedeschi i Verdi austriaci sono in crescita quotati intorno al 14%, ma i numeri non basterebbero comunque per un governo rosso verde. Potrebbe esserci una novità, seppure improbabile, che il settimanale der Falter ha chiamato «die Rasta Koalition»: una coalizione tra socialdemocratici, Verdi e Team Stronach, la nuova formazione messo in piedi dal Berlusconi austriaco, ma molto meno pericoloso, l’ultraottantenne imprenditore miliardario austrocanadese Ernst Stronach. Coalizione rasta spiega der Falter, perché tutti i tre condividono la liberalizzazione della marijuana.
La novità Stronach, sceso in campo «per salvare il paese, contro il sistema», si è giocato quasi tutto il credito iniziale di cui godeva. Nei dibattiti televisivi è apparso autoritario e arrogante verso i giornalisti, confuso e lontano da ogni nozione politica. Con forte accento americano mischiato col dialetto della Stiria, ha colpito con la sua narrazione di emigrato che soffriva la fame diventato poi miliardario. Estemporaneo e bizzarro, all’improvviso durante una trasmissione ha anche lanciato l’idea della pena di morte per i multikiller. Un «team di autoannientamento» ha definito il quotidiano der Standard l’accozzaglia variopinta di candidati che compone il suo team che comunque potrebbe arrivare al 7% secondo i sondaggi. Infine i Neos, nuova formazione laica liberale, è incerto se superano il quorum del 4%.

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