Circolano già liste di nomi di futuri ministri della Fpoe, l’estrema destra xenofoba guidata da Hans Christian Strache. E rispunta un nome, Norbert Hofer, ben conosciuto come candidato alle tormentate presidenziali austriache. Ora si propone come futuro ministro degli esteri. Queste le ultime notizie della radio austriaca pubblica Orf. Meno di un anno fa Hofer era stato sconfitto dal candidato verde Alexander van der Bellen diventato presidente della repubblica. Un epoca fa. A pochi giorni dalle elezioni politiche anticipate di domenica gli ultimi sondaggi confermano l’enfant prodige Sebastian Kurz, ministro degli esteri del partito popolare (Oevp) stabilmente in testa da mesi, al 33%. E registrano un dato nuovo, un balzo in avanti di Strache, al secondo posto, dato da molti sondaggi tra il 25-27%. Nel corso della lunga campagna elettorale era rimasto più marginale, mai sopra il 20%, messo in ombra dall’astro luminoso Kurz, che non è un Macron ma piuttosto uno Strache light. A ragione il leader della Fpoe accusa Kurz di aver copiato il suo programma. Per capirne la vicinanza bastava guardare il duello televisivo tra i due, la gara su chi fosse più anti-migranti: «Ho criticato Merkel per l’apertura dei confini fin dall’inizio» si è vantato Kurz che ha stretti legami con la Csu bavarese. «Ma non ha potuto impedire l’invasione di migranti in Austria, era al governo quindi è complice» ha rilanciato Strache. Kurz, ho chiuso la rotta balcanica, no la replica di Strache, è stato merito di Orban. E giù tra i due la gara su chi è più vicino al premier ungherese.

Non era questa la linea del partito popolare di Reinhold Mitterlehner vicecancelliere alleato di governo del cancelliere Christian Kern, socialdemocratico (Spoe). Perciò Kurz ha lavorato per un anno dietro le quinte con un piano generale dettagliato raccontato dal settimanale viennese Falter come un vero golpe per bloccare ogni lavoro di Mitterlehner. Esausto, a maggio il vicecancelliere ha gettato la spugna dimettendosi dall’incarico e aprendo la strada alle elezioni anticipate di domenica. Ogni partito corre per sé, sistema proporzionale puro, nessuna opzione di coalizione trova un consenso sopra il 20%. Pare che nessuna possibilità di governo possa avere la maggioranza senza la Fpoe, se si eccettua la grande coalizione tra socialdemocratici e popolari, quella che è caduta in maggio, fortemente improbabile. Un possibile scenario, spaventoso, è quindi quello di un governo Kurz e Strache, già sperimentato in Austria tra il 2000 e 2006, un’alleanza nero-azzurra sostenuta da Joerg Haider, allora oggetto di sanzioni europee.

Domenica andrà finire così? Alcuni sondaggi danno i socialdemocratici surclassati al terzo posto intorno al 23%. Così in basso perché negli ultimi mesi si è visto l’affaire Silberstein di dirty campaigning occupare le prime pagine e la rete. Silberstein è un consulente politico israeliano noto per la sua spregiudicatezza, chiamato dalla Spoe come consulente e finito col gestire la campagna elettorale. Tanti gli incidenti e gli scivoloni fino all’arresto, ad agosto, di Silberstein in Israele per truffa e corruzione. Da allora ogni giorni sono uscite nuove notizie sul sua eredità in casa Spoe. La più clamorosa: le pagine fake su facebook per danneggiare Kurz: una chiamata «Noi per Sebastian Kurz», un’altra scambiabile per una pagina Fpoe. Nel suo gruppo composto prevalentemente da persone esterne al partito c’ era di tutto. Anche chi lavorava per la Oevp di Kurz. Entrambi i partiti si sono denunciati alla magistratura. I documenti interni della Spoe sono diventati di dominio pubblico, pagine contro il capolista Kern. A tutto questo bisogna aggiungere lo scontro in atto a destra intorno al ministro della difesa Hans Peter Doskozil, quello dei panzer al Brennero fermato più volte da Kern. E’ notizia di ieri l’inasprimento dei controlli anti-migranti al Brennero con check point austriaci che controlleranno da oggi i treni.

Gli ultimi giorni di campagna elettorale sono frenetici, con addetti stampa che arrivano a picchiarsi tra loro, collaboratori scelti che si dimettono o vengono mandati via. «Alla fine Kern è rimasto solo e può solo guadagnarci», commenta il settimanale Falter. Oratore eloquente, colto e preparato, stile ironico, nessuno capisce perché si sia circondato di collaboratori così controproducenti.