«Facciamo il massimo possibile, ma anche il massimo possibile non è più sufficiente» hanno dichiarato le ferrovie austriache (Oebb), che nella notte tra giovedì a venerdì hanno sospeso per sovraccarico i trasporti da Nickelsdorf, al confine con l’Ungheria, a Vienna. Intasata anche il Westbahnhof, la stazione ovest, dove un migliaio di rifugiati hanno passato la notte. Altre migliaia hanno dormito nelle vicinanze, finalmente in un letto.

Negli ultimi 10 giorni 60mila rifugiati hanno attraversato l’Austria, tra giovedì e venerdì sono arrivate circa 15 mila persone. «Ho visto tanti con scarpe bagnate, i piedi pieni di piaghe, i legamenti rotti, in queste condizioni hanno continuato a marciare, per giorni – ha raccontato un’infermiera della Croce rossa -. Molti quando arrivano al confine tracollano».

A Nickelsdorf, dove cresce il numero di rifugiati in attesa, ieri mattina l’esercito ha allestito 40 tende di campo per 2000 persone, per l’emergenza. La Croce rossa ha richiesto 10mila coperte. Non rimangono lì al confine, al posto dei treni ora sono in funzione una trentina di autobus, in servizio ininterrotto. Anche per i pendolari, molto numerosi in questa regione a est di Vienna, il Burgenland, ci sono gli autobus sostitutivi, per non intasare treni e stazioni. Sospesi anche i treni da Vienna a Budapest , chiusa l’autostrada A4 Budapest-Vienna per motivi di sicurezza, essendo le corsie piene di persone che si sono messe in marcia a piedi.

Tuttavia ieri oltre ai treni regolari sono partiti 6 treni speciali verso la Germania, più uno polacco portato dalla Oebb per mancanza di vetture proprie. «Lo spirito umanitario cammina in treno» ha scritto su volantini e manifesti la Oebb chiedendo comprensione ai cittadini per eventuali disservizi: «I clienti per noi sono in primo piano, ma gli esseri umani (Menschen) sono al centro, e ognuno è un essere umano». Ieri sera, il governo austriaco ha deciso l’impiego anche dell’esercito per risolvere il problema del trasporto dei rifugiati.

Stupisce pertanto che ieri La Repubblica abbia voluto attribuire alle ferrovie austriache, o al governo austriaco, l’intenzione di un blocco dell’esodo di profughi dall’Ungheria, come dichiarava il titolo di prima pagina («Austria, un altro no») francamente fuorviante. Per carità, lo stato di eccezione e di provvedimento straordinario dei confini finalmente aperti può in qualunque momento finire, ma ancora non è successo. Al momento anzi aumenta lo sforzo logistico austriaco: il transito verso la Germania – solo in circa 300 chiedono giornalmente asilo in Austria- è sempre meno un semplice stop and go, i tempi di attesa e permanenza sono aumentati. La sfida è di trovare per tutti e subito un posto letto: «Servono posti letto dove le persone possano riposare e riprendersi per alcune ore o per la notte» ha detto il coordinatore per i rifugiati del comune di Vienna che sta reperendo e allestendo alloggi a tappeto tra case per pensionati o case dello studente in edifici dismessi o vuoti, costruttori, persino banche. Una buona notizia: L’ impegno a favore dei rifugiati del comune di Vienna fa recuperare consensi nei sondaggi al sindaco socialdemocratico (Spoe) Michael Hauepl. a scapito della xenofoba Fpoe di H.C. Strache che pretende di poter vincere le comunali di Vienna, bastione “rosso” da quasi 100 anni (eccetto il periodo 1934-45), che si svolgeranno l’11 ottobre.

Continua intanto ininterrotto il coinvolgimento concreto welcome refugees di cittadini comuni e Ong. Ogni giorno dal Prater di Vienna partono convogli di macchine per recapitare aiuti al campo di Roszke, a tre ore e mezzo di macchina dalla città e verso Gyor, e per trasportare i rifugiati a Vienna.