Giro di vite in Australia contro l’immigrazione. Il parlamento ha approvato infatti controverse misure che introducono nuove restrizioni e limitazioni dei diritti dei richiedenti asilo e dei rifugiati. Con le nuove modifiche alla legge sull’immigrazione d’ora in poi ai rifugiati sarà permesso di vivere e lavorare in Australia solo per un periodo limitato di tempo, dai tre ai cinque anni. La protezione permanente viene così annullata e sostituita dal rilascio di visti temporanei (già introdotti dall’ex primo ministro di destra John Howard e poi cancellati). Una volta scaduto il periodo, il governo potrà decidere per le espulsioni dei migranti obbligandoli a ritornare nei paesi d’origine. I richiedenti asilo in Australia provengono soprattutto dall’Afghanistan, dallo Sri Lanka, dall’Iran e dall’Iraq.

Il disegno di legge è stato approvato dal Senato (con 34 sì e 32 no), dove il governo non aveva la maggioranza, ed è stato quindi convertito in legge dalla Camera dei Rappresentanti, dove il governo ha invece la maggioranza. Solo due le concessioni ai senatori che si battevano per il no alla legge: i minori reclusi nel campo in mare Christmas Island – nel mirino delle associazioni internazionali dei diritti umani e criticatissimo dalle Nazioni unite – saranno liberati; la promessa che sarà incrementata la disponibilità di accoglienza di rifugiati da parte del paese entro il 2018. «Abbiamo sempre detto che tre sono le cose da mettere in campo per fermare i barconi: processi in alto mare, far andare via le barche e l’introduzione di visa temporanei. La notte scorsa è stato aggiunto proprio questo ultimo pezzo del puzzle», il primo ministro, il conservatore Tony Abbott, ha commentato così il via libera alla legge, «Questa per l’Australia è una vera vittoria». Il suo governo, va ricordato, si è fatto promotore della campagna «No way», il cui sottotitolo è «Non farai dell’Australia casa tua». Il manifesto pubblicitario mostra un’imbarcazione in acque burrascose ed è stato tradotto in 16 lingue, tra cui arabo, urdu, albanese, indonesiano, indi, farsi e nepalese. Per uno dei più importanti dirigenti del partito laburista, Tony Burke, il ministro dell’Immigrazione Scott Morrison «vuole usare le persone come ostaggi».