Aung San Suu Kyi è in visita ufficiale in Cina, la prima da quando a marzo 2016 si è insediato il governo del Myanmar guidato dalla Lega Nazionale per la Democrazia. In veste di consigliere di stato e ministro degli esteri incontrerà il premier Li Keqiang e il ministro degli esteri Wang Yi, un appuntamento importante per le relazioni del Myanmar con il suo influente vicino e per la definizione della linea politica ed economica del nuovo governo.

Durante i cinque decenni di dittatura birmana, il paese si è isolato, in primo luogo per la sua politica autarchica, in seguito per le sanzioni imposte dall’Occidente e i suoi alleati a causa delle numerose violazioni dei diritti umani.

Il Myanmar ha mantenuto invece un rapporto privilegiato con la Cina, che ha investito miliardi nel paese: dighe e impianti idroelettrici, condotti per gas e petrolio, miniere, aree industriali, porti, immobiliare.

Nel tempo lo squilibrio di potere per la già fragile nazione del Sudest asiatico è diventato insostenibile per i militari, mentre i numerosi casi di land grabbing, il rischio ambientale e l’immigrazione di lavoratori cinesi hanno provocato un crescente risentimento popolare. Il precedente governo sostenuto dall’esercito e presieduto dall’ex-generale U Thein Sein, intervenne in questo delicato equilibro con un gesto clamoroso, la sospensione del progetto da 3 miliardi di euro della diga cinese di Myitsone, nel nord del Myanmar.

Considerato un punto di svolta nella politica estera birmana e l’inizio di una epoca di riforme, l’intervento rispondeva alle proteste dei nazionalisti, degli ambientalisti e del popolo kachin, dando un segnale al resto del mondo: il Myanmar non voleva più subire l’influenza della Cina.

Aung San Suu Kyi era tra gli oppositori al progetto ma la sfida che le si pone oggi è trovare un compromesso tra gli interessi del paese che rimane il maggior investitore in Myanmar, l’esigenza di risvegliare l’economia birmana e il volere del suo popolo. Un compromesso fu quello che Aung San Suu Kyi propose in un altro caso critico, quello della miniera di Letpadaung. Le proteste degli abitanti dei villaggi della zona, in cui una donna ha perso la vita nelle operazioni di polizia, erano riuscite a bloccare il progetto.

All’alt era seguita l’istituzione di una commissione d’inchiesta parlamentare guidata propria dalla Lady, che aveva concluso che il progetto sarebbe dovuto proseguire, ma la Wanbao, la compagnia mineraria cinese responsabile, si sarebbe dovuta impegnare a dialogare di più con le comunità toccate dai loro stabilimenti fornendo servizi utili e monitorando l’impatto ambientale.

A maggio di quest’anno, un mese dopo l’insediamento del nuovo governo, gli scavi sono iniziati. Forse sarà questa una via che la Lady suggerirà ai suoi interlocutori cinesi, che hanno bisogno di mantenere la loro influenza sul Paese che offre uno strategico sbocco al mare sul Golfo del Bengala.

Si dovrà discutere anche dell’attività che si svolge nelle zone di frontiera, dove il traffico di legname, droga e giada dal Myanmar è spesso gestito da gruppi armati ribelli con forti legami etnici e commerciali con la Cina.

Lo United Wa State Army, formatosi dal braccio armato del Partito Comunista birmano, è in particolare responsabile del traffico di droga. Sotto pressione cinese, molti campi di papavero sono stati convertiti ad altre colture che vengono esportate in Cina, ma come conseguenza è aumentata la produzione di metamfetamine. Se in passato l’Uwsa poteva contare su una relazione complice con l’esercito birmano, con un governo semi-civile la situazione cambierà, anche per effetto delle relazioni diplomatiche ufficiali tra Myanmar e Cina.

Queste hanno scricchiolato nel 2015, quando bombardamenti aerei a opera dell’esercito birmano contro gli eserciti ribelli sono caduti nel sud dello Yunnan e hanno causato la morte di quattro cittadini cinesi.

La risoluzione del conflitto etnico è di interesse per entrambe le parti e, anche se la Cina manterrà il suo atteggiamento ufficiale di non-intervento, Aung San Suu Kyi lavorerà perché il Myanmar rinnovi il dialogo con la superpotenza.