L’accordo sindacale trovato nella notte tra giovedì e venerdì, dopo otto giorni di sciopero ad oltranza e più di dieci di ore di trattativa con la «Rear Multiservice Group» ha premiato la tenacia dimostrata dalle lavoratrici e dai lavoratori dell’Auditorium Parco della Musica di Roma. La proposta della Rear, subentrata alle precedenti ditte appaltatrici lo scorso 4 aprile per l’erogazione dei servizi di guardiania, vigilanza non armata e accoglienza, si basava su un salario orario di 5,37 euro lorde. Inoltre, la lettera di assunzione prevedeva l’annullamento della quattordicesima, il taglio delle ore di permesso retribuite, la riduzione del 28,3% del monte ore lavorativo e non specificava l’applicazione di alcun tipo di contratto collettivo.

La trattativa ha portato a un superamento della proposta iniziale ottenendo l’inquadramento dei lavoratori nell’ambito del contratto nazionale per i dipendenti degli istituti di vigilanza privata e servizi fiduciari sottoscritto da Cgil Filcams e Cisl Fisascat: la paga oraria sarà di 7,27 euro per chi proveniva dal contratto multiservizi e di 8,09 euro per chi era inquadrato nel contratto nazionale del turismo.

L’azienda verserà a giugno un’ulteriore mensilità rispetto a quanto previsto dal nuovo contratto e reintrodurrà l’articolo 18 per la durata intera dell’appalto, che scadrà nel 2021. «Abbiamo ripristinato la legalità attraverso l’applicazione di un nuovo contratto e il mantenimento dei salari e delle ore di permesso retribuite a livelli accettabili» ha commentato Anna De Marco, segretario di Cgil Filcams Roma Nord, Civitavecchia e Viterbo, che ha aggiunto: «Siamo molto soddisfatti per la reintroduzione dell’articolo 18 e per aver ottenuto un incremento del monte ore che permetterà l’assunzione di nuovi dipendenti a tempo determinato solo se viene superato il parametro del contratto precedente». «Nessun lavoratore è stato lasciato a casa e le condizioni economiche sono rimaste quelle che avevano con il precedente appalto», ha commentato il Presidente della Rear Andrea Munafò. «A nome dell’azienda, mi posso dire soddisfatto di aver chiuso una questione che stava iniziando a creare un po’ di problemi, in primis ai lavoratori. Ci abbiamo messo qualche giorno in più, ma alla fine abbiamo trovato una quadra»