Un braccio di ferro durato tutta la giornata, al consiglio dei ministri del commercio a Lussemburgo, dove era in discussione il via libera all’apertura degli accordi di libero scambio tra le Ue e gli Usa, il Ttip (Transatlantic Trade and Investment Partnership), la cosiddetta “Nato del commercio”, che dovrebbe creare un blocco che controlla il 40% del commercio mondiale, per contrapporsi all’emergenza della Cina. La presidenza semestrale irlandese ha cercato di convincere la Francia, che ha tenuto duro sull’eccezione culturale. Per la presidenza, che ha seguito la Commissione, l’eccezione culturale – cioè la possibilità di continuare a difendere le produzioni culturali, a cominciare dal cinema e dall’audiovisivo – sarà garantita grazie a delle “linee rosse” invalicabili. “Ottenere un mandato di negoziato – ha affermato il ministro irlandese, Richard Burton – è un obiettivo importante per l’Europa, ed è tempo di farlo” e ha invitato alla “flessibilità” delle posizioni. La ministra del commercio tedesca, Anne Ruth Herkes, ha insistito: “la Francia deve muoversi un po”. Ma la ministra francese, Nicole Bricq, ha ribattuto: “la Francia non vi sorprenderà, rifiuta il progetto di mandato e rifiuterà qualsiasi mandato che non comporti la protezione dei servizi culturali e l’esclusione chiara ed esplicita del settore audiovisivo”. Per Parigi, “è in gioco un principio di libertà”. La Francia teme che venga messo in discussione il modo di finanziamento del cinema, anche grazie ai nuovi mezzi di diffusione digitale. Il parlamento europeo, che pure ha votato a favore dell’apertura del grande negoziato con gli Usa, ha anch’esso posto la condizione di escludere l’audiovisivo dalla trattativa. Polonia, Italia, Belgio, Romania e Austria condividono le preoccupazioni di Parigi, ma “tutti questi paesi non sono pronti a mostrare la nostra determinazione”, ha ammesso Nicole Bricq.

Per la Commissione, che milita a favore di questa nuova tappa del liberismo mondiale, gli Usa potrebbero prendere a pretesto le richieste di Parigi per chiedere a loro volta l’esclusione dal negoziato di settori che interessano gli europei (Germania in testa): apertura degli appalti pubblici Usa (oggi protetti), servizi finanziari, trasporto marittimo e aereo. Washington, ieri, ha reagito con irritazione alla frenata francese. Gli Usa hanno già schierato quasi un migliaio di negoziatori per questa trattativa con la Ue, che considerano fondamentale. Secondo un negoziatore, non è “una buona idea” escludere l’audiovisivo “prima ancora che i negoziati siano iniziati”.

Per sbloccare la situazione, la Commissione, che per i trattati della Ue conduce il negoziato, ha proposto ieri di accordare ai 27 stati membri il diritto di intervenire quando verrà affrontato il capitolo dell’audiovisivo. Non era mai successo prima. L’Europa arriva debole al negoziato con gli Usa, che mira a stabilire norme comuni, e rischia di subire l’imposizione della più leggera regolamentazione statunitense, a cominciare dalla protezione della salute, dell’ambiente e dei diritti del lavoro.