Dheepan è il nome di un uomo in fuga dallo Sri Lanka che insieme a una donna e a una ragazzina arriva in Francia. I tre non si conoscono ma si fingono una famiglia, così ovviamente tutto diventa più semplice almeno per il permesso di soggiorno … Il nuovo film di Jacques Audiard, quarto titolo francese del concorso sembra sintonizzarsi su quella rivendicazione di un cinema «socialmente impegnato» che il Festival di Cannes ha privilegiato per l’edizione 68, soprattutto nella produzione nazionale. Si parla di migranti, e cosa di più attuale nei giorni in cui la Ue discute di quote umane (agghiacciante no?) e simili, e si commuove di fronte ai barconi affondati salvo poi esercitare politiche di esclusione nei suoi Paesi?

L’ispirazione della storia viene dall’esperienza dello scrittore e attore profugo politico, Anthonythasan Jesuthasan, cingalese, ex militante rivoluzionario tamil, romanziere marxista che oggi vive in Francia, autore del dittico autobiografico, Gorilla (2001) e Traditore (2004), anche se questo Dheepan di cui è interprete si basa su una sceneggiatura originale scritta da Audiard, con Noé Debré e Thomas Bidegain. Nonostante le nobili intenzioni, il film sembra però più accordarsi allo spirito di ordine repubblicano espresso nel titolo di apertura, A testa alta, Audiard ci aveva già detto dei lati formativi della galera (Il profeta), e qui costruisce una storia di dissuasione con cui scoraggiare qualsiasi migrante – nonostante un ottimo servizio scolastico – a mettere piede su suolo francese. In perfetto tempismo col rifiuto di Hollande di accogliere i profughi.

Dheepan in Sri Lanka era un Tamil, la minoranza massacrata a migliaia dal governo, senza diritti, col divieto di parlare la propria lingua, senza poter studiare, considerati dei terroristi da molti paesi tra cui gli Stati uniti. Ma di questo Audiard non parla, e anzi definisce quello che è stato un sistematico genocidio avvenuto nel silenzio della comunità internazionale una guerra civile, alimentando disinformazione e menzogna forse anche perché i Tamil da molti paesi occidentali sono stati dichiarati terroristi.

https://youtu.be/cGvWgHyodnI

Ciò che lo interessa, è mettere in scena il suo parallelo tra la banlieau francese di cemento, spaccio, armi, stile di vita alla Gomorra (il film) solo che sono tutti africani o arabi, donne velate, violenza, in pratica il manuale del lepennismo, e la giungla della guerra. Tanto che al mite Dheepan, sempre sorridente anche quando lo prendono a calci – è la nostra cultura spiega la sua compagna – da portiere scrupoloso e lavoratore si trasforma all’improvviso in un Rambo divorato dalla pulsione a uccidere (lei paragona i Tamil ai mafiosi…). Grottesco nelle sue immagini e pieno di disinformazione perché parlare di un Tamil senza dire nulla su quello che è accaduto; il film di Audiard mantiene coerente il suo proposito: per trovare la pace i tre dovranno andare il Inghilterra, la mèta iniziale, dove tutto è perfetto, e fuori dalla Ue. Capito l’avvertimento?