Nel 1585 Sisto V fonda a Roma l’Accademia di Santa Cecilia, che è dunque tra le istituzioni musicali più antiche del mondo. Nel 1590 i letterati Giovanni Vincenzo Gravina e Giovanni Mario Crescimbeni fondano l’Accademia dell’Arcadia, sotto la spinta della regina Cristina di Svezia. Nel 1593 il pittore Federico Zuccari fonda l’Accademia di San Luca. Infine, il 4 dicembre 1821 il Marchese Raffaele Muti Papazzurri, compositore, fonda l’Accademia Filarmonica Romana.

ALL’INIZIO è una società di dilettanti, ma da quando Roma diventa capitale del Regno d’Italia si trasforma in una società di musicisti e promotrice di eventi musicali. Tra i suoi direttori anche illustri compositori, come Casella, Henze, Vlad. Ed è sempre stata un centro per la conoscenza e la diffusione della nuova musica. Oltre che palcoscenico di musicisti di fama mondiale.
Stravinskij, Stockhausen, Boulez, nel secondo novecento furono ospiti frequenti. Ricordo, ero studente universitario, uno straordinario concerto di Stockhausen, nel 1960, in cui tra l’altro fu eseguito per la prima volta in Italia, Zyklus. Colto dall’entusiasmo salii sul palcoscenico del Ridotto dell’Eliseo, alla fine del concerto, a chiedergli un autografo. Così lo conobbi. Questo era Roma in quegli anni. Lo scorso 4 dicembre perciò l’Accademia ha festeggiato il bicentenario dalla fondazione. Ospite l’Orchestra Mozart, fondata da Claudio Abbado. Daniele Gatti, il direttore, ha costruito un programma che intende riassumere insieme i caratteri e la storia dell’Accademia. In apertura, la Sinfonia del Barbiere di Siviglia di Rossini: la pratica di eseguire in forma concertante i melodrammi fu nell’ottocento l’attività principale dell’Accademia. E il Barbiere fu creato proprio a Roma. Seguiva una pagina struggente di Stravinskij, l’Apollon Musagète. Scritto tra il 1927 e il 1928, per soli archi, il balletto è una sorta di commiato a un mondo scomparso. Il neoclassicismo di Stravinskij non ha niente di estetizzante, ma è quasi la fossilizzazione di una perdita: questa musica non esiste più. La maestria della scrittura quartettistica amplificata per orchestra rende ancora più intensa la pagina.

OMAGGIO alla contemporaneità, il brano commissionato a Georges Aperghis, Contre-jour, le jour, del 2020. Il testo, di Pasolini, splendidamente frammentato, prende vita dal virtuosismo vocale e interpretativo del baritono Lionel Peintre. Chiudeva la serata la Sinfonia Jupiter di Mozart, sontuoso omaggio al repertorio classico. La sala del Teatro Olimpico affollata ha festeggiato e applaudito calorosamente gli interpreti. Ma il senso forse più vero della serata va cercato proprio nell’impostazione interpretativa di Gatti.

Non solo per la chiarezza del tessuto contrappuntistico – un miracolo, Rossini, una meraviglia Mozart – ma per l’intima sofferenza che si avvertiva nelle sinuose, seducenti e bellissime melodie stravinskiane unite, però, a staffilate ritmiche di matematica precisione. Mercoledì prossimo la Festa continua. Andrea Lucchesini suonerà insieme ad altri musicisti, prima di lasciare l’incarico di direttore dell’Accademia.