C’è modo e modo di accettare/gestire la Zona Rossa, c’è modo e modo di fare di necessità virtù in tempi di Pandemia, c’è modo e modo di utilizzare il «necessario», imperversante streaming. Un modo diverso e originale appunto di rimarcare una presenza culturale, di rivendicare con un progetto di qualità la volontà di non arrendersi al blackout forzato di cinema, teatri e strutture varie e di resistere è quello pensato dal Teatro Bellini di Napoli che da alcuni anni grazie alla gestione intelligente e coraggiosa dei tre fratelli Russo – figli di quel Tato attore e regista che alla fine degli anni ’80 ristrutturò, rifondò e rilanciò la storica sala di via Conte di Ruvo –, si è ritagliato con una programmazione sofisticata ed europea uno spazio importante nel più convenzionale circuito cittadino pubblico e privato. Daniele, l’attore di famiglia, ha ideato assieme al regista e autore Davide Sacco «Zona Rossa».

«In questo momento di stasi totale, mentre traballano le certezze e muta la percezione del domani, un momento in cui perfino la riflessione sul futuro possibile è ostacolata da una fitta nebbia di luoghi comuni e di vana retorica su un settore spesso sregolato, abbiamo creato la nostra Zona Rossa: un’installazione, una performance, una provocazione, un manifesto, forse, uno spettacolo» spiega. Ma la provocazione va oltre perché la formula/forma adottata, l’espediente visivo/narrativo utilizzato è quello del «Grande Fratello», la possibilità di vedere/guardare/spiare in tempo reale quello che accade in un teatro invece di una casa (finta)/studio televisivo. Non è il caso naturalmente di fare del moralismo sul voyeurismo che spesso ha per oggetto storie di (possibili) amori, corteggiamenti, rapporti spinti tra uomini e donne (in alcuni casi amplessi), innescato dal meccanismo, perché la differenza la fanno i contenuti. Oltre tutto anche l’inflazionato streaming in questo caso non si limita a mostrare uno spettacolo, ma quello che c’è dietro e che ha permesso di realizzarlo.

A partire dal 20 dicembre 6 artisti (2 drammaturghi/registi, 2 attori e 2 attrici) preparano un nuovo spettacolo al Bellini e lo fanno vivendo lì, notte e giorno, senza uscire. Il Teatro è una Zona Rossa – collegata in live streaming grazie ai canali social, Facebook, Instagram e sul canale YouTube del Teatro Bellini con l’esterno – dove gli artisti fanno non solo quello che fanno di solito in una sala – creare, provare e lavorare – ma si fermano anche a mangiare e a dormire, vivendo in simbiosi, senza mai uscire e sempre ripresi dalle telecamere, in un vero e proprio lock-down dentro il Teatro.

Grazie allo streaming, il processo creativo, così come i momenti di lavoro con gli altri professionisti che collaborano alla realizzazione dello spettacolo, è aperto al pubblico, che, oltre a poterlo osservare, ne può discutere con gli artisti stessi, durante gli appuntamenti settimanali di approfondimento in collegamento web a cura del critico Alessandro Toppi e ci sarà anche una rubrica dal titolo «L’aiuto da casa», trasmessa sui canali social del Teatro Bellini.

Una dinamica produttiva «inconsueta», che andrà avanti fino a quando non si potrà tornare in scena, dal vivo, fino a quando non arriverà il decreto ministeriale che stabilisce che si può di nuovo vivere e programmare, che si possono rimettere le radici nel presente: fino a quando lo spettacolo al quale stanno lavorando non potrà essere presentato ad un pubblico dal vivo. E questo, accadrà una sera sola, come troppo spesso accade a molti progetti.

Fino ad allora la compagnia continuerà a provare, restituendo a chi osserva da fuori tutta la fragilità, la passione, la fatica, le speranze, le possibilità e le incertezze che ci sono dietro a uno spettacolo teatrale. Per quanto tempo lavoreranno su Zona Rossa? Al momento nessuno può saperlo. L’unica certezza è che non appena il decreto ministeriale lo permetterà, si andrà immediatamente in scena. Come ogni sera. «Perché gli artisti, i tecnici e tutti coloro che insieme, come eterogenei pezzi di un puzzle compongono il Teatro, – aggiunge Daniele Russo – sanno che da sempre e nonostante tutto si andrà in scena. Zona Rossa rappresenta la sostanza, il volto e l’anima di quel «settore» la cui ineffabile classe operaia vive e sopravvive all’interno di un teatro».