A 104 giorni dall’apertura dei cancelli dell’esposizione universale la rete «Attitudine No Expo» convoca un’assemblea nazionale, all’università Statale di Milano (domani dalle 10), per rilanciare l’opposizione al grande evento che aprirà i battenti il primo maggio 2015.

Il comitato No Expo nasce nel 2007 contro la candidatura di Milano. Il fallimento delle ultime Expo europee portava il comitato a fare una semplice considerazione: le esposizioni universali non sono un’opportunità, ma una sciagura per i territori che le ospitano. Anni di dossier e denunce, con una certa capacità ad azzeccarle: quasi tutto quello che denunciavano si è avverato. A partire dalle tre parole simbolo utilizzate dai No Expo: debito, cemento e precarietà. E poi le infiltrazioni della criminalità organizzata nei cantieri, la spartizione bipartisan degli appalti, l’uso di poteri speciali, la costruzione dell’emergenza e dello stato d’eccezione per giustificare lo stress delle regole, l’inutilità della maggior parte delle opere accessorie come l’autostrada Bre.Be.Mi o la Via d’acqua.

Forse nel 2007 grandi eventi, grandi opere e gestione delle calamità naturali non avevano ancora il ruolo centrale che hanno oggi nella ristrutturazione del sistema capitalista post crisi, ovvero quello di investire su territori superando lo stato-nazione, riorganizzando la città e trasformando tessuto e relazioni sociali in chiave speculativa, ma era già chiaro che Expo sarebbe stato un affare per pochi. Così passati quasi otto anni tra iniziative, azioni e decostruzione della narrazione unica e tossica che dipinge il grande evento come grande possibilità, la rete Attitudine No Expo arriva a quest’assemblea dopo aver organizzato un corteo nazionale l’11 ottobre scorso, dopo aver attraversato lo sciopero sociale e dopo aver invaso il cantiere Expo il 12 dicembre 2014, evidenziando l’incoerenza dei sindacati confederali, che da una parte firmano accordi che limitano lo sciopero durante i sei mesi di Expo e dall’altra organizzano scioperi generali deboli e a giochi fatti.

Expo 2015 a livello nazionale significa l’istituzionalizzazione del lavoro gratuito in cambio di esperienza e pseudo visibilità, un percorso iniziato con gli stage formativi non pagati e con la retorica dell’esperienza nella ricerca del lavoro. Oltre che la deroga alle regole e leggi del lavoro, sottoscritte da Cgil, Cisl e Uil. Expo 2015 scavalca anche i confini nazionali: dietro il titolo «nutrire il pianeta, energia per la vita» c’è l’obiettivo di imporre l’idea della possibile compatibilità tra biologico e Ogm, e la conseguente mercificazione delle sementi modificate geneticamente di proprietà di grandi multinazionali, oltre che tratteggiare nuovi confini nei campi della produzione e distribuzione alimentare.

L’investimento e la presenza di Coop Italia e di Eataly nel grande evento né sono la rappresentazione. In questa dimensione allargata dei tentacoli dell’evento, l’assemblea di domani sarà un momento di confronto e dibattito su ciò che la rete Attitudine No Expo proporrà a livello nazionale ed europeo. Inevitabilmente la data simbolo della contestazione ad Expo sarà il primo maggio, ma attorno a quella data c’è la promessa di costruire una serie di giornate di iniziative diffuse su tutto il territorio metropolitano. Il fronte No expo dovrà tenere gli occhi aperti sia su quello che accadrà una volta aperti i cancelli dell’evento, che su quello che accadrà una volta abbattuti i padiglioni dell’esposizione. Nel frattempo l’esposizione sarà servita anche a giustificare uno dei tanti attacchi al mondo del lavoro, facendo da apripista ad alcune parti del Jobs act renziano. I movimenti italiani saranno capaci di cogliere la portata dell’evento? Da sabato lo si inizierà a capire.