Un’eredità pesante – quella di papà Ivan tra i cantautori di «culto» della scena ’70 e ’80, che gestisce con leggerezza. Filippo Graziani alle ballate rock paterne preferisce il pop d’autore, come testimoniano le undici canzoni che compongono Sala giochi (Universal)  il suo secondo album da solista – a tre anni di distanza dall’esordio Le cose belle, premiato come miglior opera prima al Tenco. Voce garbata – un timbro che tanto ricorda quello di Ivan – e una buona capacità compositiva, mescolate questa volta a un attitudine pop che si rifà agli ’80 e che ha fatto la fortuna del trio capitolino alla moda dei Thegiornalisti. Prodotto da Cosimo Vindice e arrangiato dallo stesso Graziani di concerto con Simone Papi, è immaginato – per sua stessa ammissione come: «un grande contenitore con le reminiscenze dei suoni della mia infanzia». Nel booklet un cadeaux: un ritratto a matita di Filippo, opera inedita di Tanino Liberatore.