Quando stampa Negativo parziale, nel 1974, a Firenze, presso «Quaderni di ‘salvo imprevisti’. Materiali di poesia contemporanea», Attilio Lolini ha già pubblicato Requiem dei poveri, da Rebellato, nel 1967. Sue poesie, poi, erano apparse su «Quasi», «Nuovi Argomenti», «salvo imprevisti», «Antigruppo Palermo» e «Tèchne».

Nel 1976 esce, ancora per i «Quaderni di ‘salvo imprevisti’», la sua terza raccolta, Notizie dalla necropoli, licenziata nell’ottobre del 1974.

I due libretti accolgono complessivamente settanta componimenti. Toni, modalità stilistiche e temi trascorrono dall’una all’altra raccolta. Mostrano così un andamento unitario ratificato da ragioni sì cronologiche, ma, in primis, d’ordine eminentemente poetico. E, poi, Negativo parziale e Notizie dalla necropoli sono congiunti strettamente dalla omologa, dirò così, fattura tipografica.

Non sembri questa una notazione esteriore o superflua. Si trattava, al tempo, di pubblicare opere di poesia fuori dai circuiti editoriali. Una scelta consapevole che ambiva a caratterizzare i testi nella loro intrinseca valenza sin dalla immediata percezione del manufatto che li conteneva: pagine stampate al ciclostile su carta commerciale, incollate alla buona a copertine di cartoncino bristol.

Stampe povere, con il senso del provvisorio che dispone a una lettura, per dir così, diretta, sciolta, senza reverenze o ambagi, come si farebbe di un biglietto manoscritto o di una lettera senza soverchia importanza. Come leggere, autografi a lapis, versi di Sandro Penna sul margine d’un foglio del giornale di ieri. O di Montale, su un pacchetto di sigarette vuoto.

Una lettura di pronto accesso perché il lettore, al quale i versi potrebbero essere indirizzati, lo si vuole avvertito della ‘condizione attuale’ del fare poesia almeno quanto ne è consapevole l’autore. Dunque una sorta di intenzione alla connivenza che non può essere affidata alle collane quotate dell’editoria autorizzata:

«No Copyright. L’autore non si riserva alcun diritto e storie simili», si legge nel colophon di Negativo parziale. No: «cinquecento copie che finiscono nelle mani dei soliti critici che non leggono nulla o dei soliti lettori di ‘poezia’: pessima razza. Il ciclostile è la via più breve anche perché non viene letto. Sono pessimista. In realtà il ciclostile può essere letto e dall’unico lettore che ci interessa».

Così scrive Lolini nella Breve confessione d’impotenza che apre Notizie dalla necropoli. Dove, tra l’altro, a Pasolini che aveva creduto, recensendo Negativo parziale, di riconoscervi «la contestazione ‘arrabbiata’, di cui è tardo frutto: un’assurda fioritura fuori stagione», implicitamente Lolini risponde: «Antiquati? Attardati? Apogeo o meglio scorie di un ’68 stoltamente lacrimato? Può darsi. Ritirarsi? E dove?».

Del resto, sulla copertina di Negativo parziale campeggia in nero l’elaborazione grafica di una impronta digitale (dell’autore, presumo). Evidente allusione ad una dimensione marginale, irregolare, misera se l’identità del poeta (e della poesia) è riconosciuta in quanto assimilabile alle attestazioni di identità riservate agli eslege, ai censurati.

Tale dunque la condizione dell’artista? Sulla copertina di Notizie dalla necropoli troviamo una fotografia de l’Omaggio a Morris Louis di Jannis Kounellis, riprodotta in bianco e nero. In quella performance del 1971, Kounellis con la mano dipinta a strisce colorate, alla maniera di Morris Louis, blu, verde, giallo, viola e rosso, siede accanto ad una custodia che contiene un violino con uno spartito bruciato della Quinta Sinfonia Dal Nuovo Mondo di Dvoák.

Ha dichiarato Kounellis: «Qui c’era la sinfonia del nuovo mondo, lo spartito – bruciato – era messo tra due vetri, perché tutto stava insieme, come mentalità. Il violino è statico, la sinfonia è rimpicciolita perché bruciata, quindi non letta, sai che c’è, ma non ha ricevuto attenzione».

E Lolini, per Van Gogh: «scrivo/non so a chi scrivo/non è chiaro//veri geroglifici sono questi/non conviene decifrarli//vincent dipinse/cartelli stradali/i corvi sono frecce/indicano sentieri/che non vedi/che non vedrai//sfonda l’autoritratto/è una finestra falsa/e affacciati».