Continua la risalita dei nuovi casi giornalieri: i positivi registrati ieri sono 5.723, con 29 morti in più. L’aumento è dovuto anche all’aumento dei tamponi effettuati, oltre 133 mila. La regione con più casi (e più tamponi) è la Lombardia, dove se ne contano 1.140, poi c’è la Campania con 664 casi. A livello nazionale, il rapporto tra casi e tamponi è al 4,3%, ma sale al 7,1% se si escludono i tamponi ripetuti per certificare guarigioni o per screening. Rimangono sostanzialmente stabili le terapie intensive, con 390 ricoverati (3 più del giorno prima).

I casi asintomatici e con sintomi lievi rappresentano oltre il 90% del totale. Il dato è contenuto nel bollettino settimanale pubblicato ieri dall’Istituto Superiore di Sanità, in cui si disegna l’identikit più aggiornato sulle persone che contraggono il virus. Non ci sono dati specifici sull’incidenza della riapertura delle scuole, ma il profilo di età dei positivi si è decisamente spostato verso le fasce più giovani. Nel picco di marzo, i positivi con meno di 18 anni erano al massimo un centinaio ogni giorno, nei primi giorni di ottobre si sono sfiorati i 400 casi quotidiani, quattro volte di più. Impossibile, senza analisi più approfondite, attribuire questo aumento alle scuole. La tendenza al rialzo è iniziata nel mese di luglio e ragazze e ragazzi hanno molte occasioni di aggregazione in più. Rispetto al mese di marzo, gli ultrasettantenni sono invece i più protetti: allora si ammalavano al ritmo di oltre duemila casi al giorno, ora sono meno di trecento. Si spiega così anche il calo dell’età media dei casi positivi, scesa nelle ultime due settimane a 41 anni, dai quasi 70 anni di aprile. Tra i positivi, gli uomini sono la maggioranza con il 53,1% dei casi. Torna a salire la percentuale di operatori sanitari positivi: rappresentavano il 20% dei casi a fine marzo, a luglio il 2% e oggi sono risaliti al 6%, anche perché i pazienti positivi ricoverati in ospedale sono quasi cinquemila.

Nonostante la percentuale di malati sul totale dei positivi sia bassa, l’aumento dei casi preoccupa il microbiologo Andrea Crisanti, intervistato dal sito Tpi. «Adesso sta diventando esponenziale. Come al solito dobbiamo guardare l’incremento settimanale e i casi sono raddoppiati da una settimana all’altra». Lo scienziato invita a osservare quanto accade altrove in Europa: «Basta guardare alla Francia, che ora è più avanti di noi per i contagi. Ecco guardiamo a quei numeri: 20mila contagi e intorno a 70-100 morti. In Italia con il crescere dei casi, cresceranno anche i morti». In Veneto, Crisanti aveva costruito un sistema di testing indicato come modello per tutte le regioni. Zaia ha ridimensionato il suo ruolo e ora la Regione è tra quelle con il più alto rapporto tra casi positivi e persone testate: 10,2%, migliore solo di Liguria e Valle D’Aosta. «Zaia è diventato un venditore di fumo» commenta a proposito dei test fai-da-te promossi dal governatore. «Siamo passati da un modello altamente scientifico ed esportabile che avevamo costruito a una presa in giro».

Con l’aumento dei casi tornano le prime zone rosse. Accade a Concerviano, vicino Rieti. Un cluster epidemico si è sviluppato nella Casa di riposo privata “il Giardino”. «L’indagine epidemiologica ha rilevato, ad oggi, una positività per 22 ospiti e 6 operatori» comunica la Asl del capoluogo. «La struttura è stata completamente isolata e resa non accessibile se non agli operatori che assicurano il servizio». L’indagine epidemiologica è ancora in corso per ricostruire l’intera catena del contagio. La Regione sta approntando oltre cinquecento posti in albergo per i pazienti dimessi dagli ospedali ma ancora positivi. «Sono un setting che il servizio sanitario regionale ha dall’inizio utilizzato, il primo modello è stato il Marriott per il Covid del Policlinico Gemelli», spiega l’unità di crisi regionale.

Un discreto affare per l’albergo, che incassò 110 euro al giorno per ogni paziente secondo il Fatto Quotidiano: in totale, l’operazione costò 530 mila euro. Per gli altri hotel il prezzo dovrebbe scendere a 45 euro al giorno per ogni paziente. «Una sorta di aiuto reciproco», come spiegò Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi.