Mentre in queste ore il governo Lega-M5S e l’opposizione litigano sulle strategie politiche e militari che il presidente del consiglio Conte segue o dovrebbe seguire in Libia, a Tripoli si fanno i conti con le conseguenze e il significato dell’attacco compiuto dall’Isis due giorni fa nella capitale libica. Due persone sono morte ed altre 18 sono rimaste ferite quando due kamikaze si sono fatti saltare in aria nell’assalto alla sede del ministero degli esteri, mentre un terzo è rimasto ucciso nello scontro a fuoco che è seguito con le forze di polizia. «C’è stata una falla nella sicurezza, sarà formata una commissione per valutare la situazione e mettere a punto i piani per colmarla» ha detto il ministro dell’interno Fathi Bashagha, ammettendo indirettamente la fragilità del governo di Fayez al Sarraj e delle sue forze di sicurezza – nonostante il sostegno dell’Onu, dell’Italia e di altri paesi occidentali – resa evidente dall’attacco dell’Isis. L’attentato è stato condannato dalla missione delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil). «Il terrorismo non trionferà sulla decisione dei libici di procedere verso la costruzione del loro Stato e verso la rinuncia alla violenza», ha scritto in un tweet l’inviato dell’Onu, Ghassan Salame. Parole che non bastano a dare più forza al governo Sarraj.