Era salito a 41 morti ieri sera il bilancio provvisorio dell’attentato kamikaze rivendicato dal gruppo jihadista sunnita Jaish al-Adl che ha preso di mira un autobus dei Guardiani della Rivoluzione (Pasdaran) all’altezza della città di Chanali, nella provincia del Sistan e Balucistan, nel sud-est dell’Iran. Con ogni probabilità l’attacco – compiuto da uno o più jihadisti a bordo di un’auto imbottita di esplosivo – è stato pianificato per colpire nei giorni in cui il paese celebra i 40 anni della Rivoluzione islamica. A Varsavia intanto ieri si è aperta la conferenza sul Medio oriente voluta dagli Stati uniti che tra i suoi scopi principali ha quello di creare un fronte unito contro l’Iran. Sempre ieri Washington ha imposto sanzioni ad altri nove cittadini iraniani con l’intento, afferma il Segretario al tesoro Steven Mnuchin, di contrastare gli attacchi informatici di Tehran. «Non è una coincidenza che l’Iran venga colpito dal terrore nel giorno in cui inizia il circo di Varsavia – ha replicato in un tweet il ministro degli esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif – Soprattutto quando sostenitori degli stessi terroristi applaudono dalle strade di Varsavia. Gli Usa sembrano sempre fare gli stessi errori ma si aspettano esiti diversi».

L’attentato Chanali è più grave nelle sue dimensioni di quello dello scorso settembre a Ahvaz, nella provincia del Khuzestan, durante una parata militare in cui uomini armati, pare affiliati all’Isis, aprirono il fuoco da dietro una tribuna mentre era in corso la parata per l’anniversario dell’invasione irachena dell’Iran. Il bilancio allora fu di una trentina di morti, tra cui almeno una donna e un bambino e otto membri dei Guardiani della rivoluzione.

Jaish al Adl è nato nel 2012 ed è composto da ex militanti di Jundullah, un gruppo armato sunnita smantellato due anni prima dalle forze di sicurezza iraniane. Agisce nell’area tra Iran e Pakistan e di recente ha rivendicato un attacco contro una caserma di militari Basij. Si è attribuito anche l’attentato compiuto ad aprile 2017 in cui morirono 10 guardie di frontiera. La provincia del Sistan e Balucistan è la più turbolenta dell’Iran. Quello di ieri è stato l’ultimo di una lunga serie di attentati contro forze di sicurezza e civili. Nella regione si svolge un intenso traffico di droga contro il quale Tehran investe ingenti risorse ed impiega migliaia di uomini. Il Sistan e Baluchistan è anche attraversato da forti spinte secessioniste da parte di gruppi ed organizzazioni sunnite che non accettano il controllo delle autorità sciite. Tehran accusa i suoi avversari, Arabia saudita in testa, di sponsorizzare con l’aiuto del Pakistan le formazioni armate, come Jaish al-Adl. Nel 2010 nel Sistan e Balucistan due attentatori suicidi si fecero esplodere in una moschea sciita a Zahedan uccidendo 27 civili. In quell’occasione fu Jundullah a rivendicare la strage.