Almeno 10 persone sono morte e una cinquantina sono rimaste ferite a causa di un’esplosione avvenuta in un mercato notturno a Davao, nel sud delle Filippine. Davao si trova nell’isola di Mindanao, dove operano diversi gruppi separatisti islamici.

L’esercito filippino è impegnato in una rinnovata offensiva contro i militanti islamici di Abu Sayyaf, la cui organizzazione, secondo gli Usa, vanta storici legami con al-Qaeda. Alcuni comandanti di Abu Sayyaf l’anno scorso avrebbero giurato fedeltà all’Isis e stanno compiendo diversi sequestri, alcuni dei quali finiti con decapitazione per mancanza di riscatto.

Dopo la recente decapitazione di un ostaggio nelle montagne attorno alla città di Patikul, il nuovo presidente filippino, Rodrigo Dutarte ha ordinato all’esercito di intensificare l’offensiva. Il 30 agosto sono morti almeno 15 soldati in un prolungato scontro a fuoco con i guerriglieri islamici. Dutarte è stato sindaco per oltre vent’anni della città di Davao, dove torna nei fine-settimana.

Proprio nei giorni scorsi la polizia aveva annunciato di aver sventato un attentato contro di lui. Il presidente ha promesso mano dura contro l’insicurezza e ha dato alla polizia licenza di uccidere i narcotrafficanti, forte del consenso dell’80% della popolazione (in maggioranza cattolica). In due mesi, sono stati uccisi 895 sospetti narcos.

In compenso, Duterte sta portando avanti in Norvegia trattative di pace con la guerriglia maoista, braccio armato del Partito comunista filippino. Il 26 agosto, a Oslo, dopo una settimana di colloqui, le parti hanno emesso un comunicato congiunto per un cessate il fuoco e hanno concordato di discutere il rilascio dei prigionieri e di chi dovrebbe ottenere l’immunità per partecipare ai colloqui. I colloqui di pace, secondo i negoziatori, dovrebbero concludersi tra 9-12 mesi.