La commemorazione degli attacchi terroristici del 13 novembre 2015, a Parigi e Saint-Denis, è iniziata ieri sera, con un minuto di silenzio allo Stade de France, prima della partita Francia-Svezia. Qui, c’era stata la prima vittima della tragica serata. Tutte le cerimonie previste sono sotto il segno della “sobrietà” e del “rispetto”, come hanno chiesto le famiglie delle vittime, senza discorsi ufficiali dei politici. Un anno dopo, lo choc non è stato riassorbito, anche se c’è la volontà di riprendersi la vita. Alcuni sopravvissuti sono ancora all’ospedale, molti altri sono seguiti da psicologi.

Stasera, riapre il Bataclan, con un concerto di Sting. La sala di spettacolo è stata rifatta, identica a prima e i biglietti del concerto sono stati tutti venduti in un’ora, martedi’ scorso. Domenica 13 François Hollande, con la sindaca di Parigi Anne Hidalgo, inaugureranno sei targhe commemorative nei luoghi degli attacchi: al Carillon, al Petit Cambodge, alla Bonne Bière, al Comptoir Voltaire, alla Belle Equipe, i bar dove ci sono stati 39 morti. Poi al Bataclan, 90 vittime. Un’altra targa sarà posta a Saint Denis. In tutte c’è il rifermento alle “vite spezzate in questi luoghi”, con i nomi delle vittime (almeno di quelle per le quali c’è stato l’accordo della famiglia). A fine mattinata ci sarà una cerimonia alla Mairie dell’XI arrondissement. Nel pomeriggio di domenica, è prevista una tavola rotonda delle famiglie delle vittime e una messa a Notre Dame.

Intanto l’inchiesta sugli attentati va avanti, a fatica. Tra Francia e Belgio, sono impegnati sei giudici istruttori. Negli ultimi giorni, è stato individuato un coordinatore degli attacchi, il belga-marocchino Oussama Atar, 32 anni, probabilmente uno dei “cervelli”, ma non il solo, del massacro: era la mano operativa che dalla Siria aveva designato i bersagli, coordinato e finanziato le cellule terroristiche che hanno infierito su Parigi la notte del 13 novembre. Avrebbe anche dato istruzioni per l’attentato di Bruxelles del 22 marzo 2016. Era stato in prigione in Iraq, ma poi liberato nel 2012 e si era affiliato a Daech. In tutto, 8 persone sono in carcere in Francia, legate all’inchiesta. Il personaggio principale è Salah Abdeslam, arrestato mesi dopo gli attentati in Belgio e poi estradato in Francia, dove è rinchiuso in isolamento a Fleury-Merogis. Abdeslam rifiuta di parlare.