Qui al co-housing, con il coronavirus, la Primavera sembra la stessa: giorni di sole, fiorire di colori e profumi, grigio verdi di pioggia intensa, ma per guardare fuori non si aprono più le finestre, perché i mercati del mondo ed il lavoro, per i fortunati che non lo perdono, si muovono dentro casa. Il mondo degli affetti spesso è rimasto fuori, si vive via web e con telefonate, all’esterno di quella sfera privata arricchita anche, e molto, di momenti e cose di casa. Che curioso.

Qui ci connettiamo con altri eco-villaggi e co-housing in Italia. Ci si scambiano emozioni e informazioni, tra sguardi affettuosi di vite che immagini dai volti ed i luoghi da cui parlano. E da lì nascono altri incontri web: cerchi di meditazione, di sogni, sull’agricoltura, l’orto e altri argomenti, come se si abitasse tutti in una grande casa. Mentre qui succede che ora la nostra casa non è più casa, la cucina non è più cucina, ma una «mensa» per pausa pranzo dal lavoro svolto nella propria stanza-ufficio. Le case sono state invase, e non solo dal virus, spodestate della loro intimità, silenzio, fragilità, certezze. Che confusione.

Anselm Grün, monaco benedettino, nel suo recentissimo libro «#noi restiamo a casa» ( Milano 2020), dedica riflessioni e suggerimenti per vivere al meglio questa «clausura forzata», attingendo alla millenaria esperienza dei monaci, mettendo in guardia da un veleno letale: l’accidia, che è «paura del cuore», inerzia e indifferenza ad ogni forma di azione, un démone per i Padri del deserto. Ma ora ci si riprende. Fase 2. Ce la facciamo? E poi? Smirna ci dona un precedente libro di Grün, studioso anche di filosofia, economia, psicologia: «Come potremmo vivere. Atteggiamenti che trasformano il mondo» (Brescia 2016). Qui Grün propone un appiglio per trasformare l’esistenza, dice, operazione più delicata che cambiarla. Scrive di 38 atteggiamenti di vita che aiutano ad accogliere le parti migliori di sé. Creatività, rettitudine, allegria, dedizione, gratitudine, rispetto, vivere secondo natura, e altri: atteggiamenti da riconoscere e sperimentare. L’autore racconta di aver completato il libro dopo aver assistito ad Hong Kong, nel 2014, alle manifestazioni della «rivoluzione degli ombrelli», colpito dalla visione del mondo che il movimento studentesco esprime: una nuova cultura di convivenza. Desiderio di un mondo e clima che si respira nella casa degli eco-villaggi: non violenza, apertura, tolleranza. Testimonianza, in modo laico, di molti atteggiamenti di vita proposti da Grün. Cassetta di attrezzi preziosi per il «dopo», alcuni molto antichi, che oggi, in questa tragedia, scopriamo o riscopriamo, ma che abbiamo difficoltà ad usare.