Parlando a dicembre al terzo V-Day Beppe Grillo l’aveva ripetuto ancora una volta: presenteremo l’impeachment contro Giorgio Napolitano. Sembrava l’ennesimo annuncio utile più che altro a scaldare le truppe a cinque stelle, come più volte il leader ha fatto in passato. Invece da ieri la denuncia per lo stato in messa di accusa del capo dello Stato è un atto formale depositato dal M5S sia alla Camera che la Senato. «Il presidente della Repubblica, onorevole Giorgio Napolitano, nell’esercizio delle sue funzioni ha violato – sotto il profilo oggettivo e soggettivo, e con modalità formali e informali – i valori, i principi e le supreme norme della Costituzione repubblicana», è scritto nel capo d’accusa dei grillini.

Dopo il «boia» che gli ha lanciato solo tre giorni fa il deputato Giorgio Sorial (ma dal quale ha preso le distanze anche Gianroberto Casaleggio), con la richiesta di impeachment l’attacco del M5S al Colle diventa a tutto campo, anche se non sembra impensierire più di tanto Napolitano, che ieri ha liquidato la richiesta di messa in stato d’accusa nei suoi confronti con un lapidario «faccia il suo corso».

Bisogna vedere adesso se per i grillini l’impeachment sarà davvero una prova di forza o non si trasformerà piuttosto in una dimostrazione di debolezza. Le possibilità che passi, infatti, sono assai scarse, ma è chiaro che in vista delle elezioni europee il M5S ha bisogno di presentarsi ai suoi elettori con qualcosa in più che non la solita sfilza di rifiuti a discutere tutto e con tutti che ha caratterizzato la sua presenza in parlamento. Sono sei le accuse rivolte a Napolitano e che, secondo il M5S giustificherebbero l’accusa gravissima di attentato alla Costituzione: «Espropriazione della funzione legislativa del parlamento e abuso della decretazione d’urgenza»; «Riforma della Costituzione e della sistema elettorale»; «Mancato esercizio del potere di rinvio presidenziale; «Seconda elezione del presidente della Repubblica»; «Improprio esercizio del potere di grazia»; «Rapporto con la magistratura: processo Stato-mafia». Accuse che riguardano a vario titolo i richiami fatti dal capo dello Stato perché il parlamento accelerasse sulle riforme, ma anche la grazia concessa all’ex colonnello della Cia Jospeh Romano condannato per il sequestro dell’ex imam Abu Omar, per non aver respinto al parlamento le leggi ritenute incostituzionali dal M5S e, infine, per aver sollevato il conflitto di attribuzione nella scontro avuto con i magistrati siciliani che indagano sulla presunta trattativa Stato-mafia e per non aver testimoniato al relativo processo in corso nel capoluogo siciliano. Tutte accuse che, secondo molti costituzionalisti, non hanno niente a che vedere né con l’alto tradimento, né con l’attentato alla Costituzione, vale a dire i sue soli motivi per i quali, stando a quanto previsto dall’articolo 90 della Costituzione, è possibile procedere al la messa in stato d’accusa del capo dello Stato. «Le sollecitazioni fatte da Napolitano per l’avvio delle riforme non si sono mai tradotte in pressioni tali da poter ledere l’autonomia dei parlamentari», conferma Andrea Giorgis, deputato Pd e docente di diritto costituzionale,

Una volta presentata formalmente, la richiesta di impeachment deve adesso seguire il suo iter che prevede come prima cosa la costituzione di un comitato composto da 20 deputati e senatori scelti tra i componenti delle commissioni delle giunte per le autorizzazioni a procedere di camera e Senato. Al comitato spetta il compito di avviare l’istruttoria, ascoltare i testimoni e preparare una relazione con le conclusioni, che possono essere l’archiviazione del procedimento o il suo trasferimento all’aula. In questo caso una seduta comune di Camera e Senato deciderà se procedere (serve la maggioranza assoluta, senatori a vita compresi, vale a dire 477 voti) oppure archiviare. Se il parlamento decide di proseguire, il giudizio finale spetta ai giudici della Corte Costituzionale integrati da 21 membri scelti a sorte da un elenco di cittadini compilato ogni nove anni dal Senato con le stesse modalità previste per l’elezione dei giudici ordinari (art.135 della Costituzione).

La richiesta di impeachment nei confronti di Napolitano ha suscitato critiche da parte di tutti i partiti, ma ha anche diviso il M5S, con i senatori dissidenti che in un’assemblea hanno contestato sia il metodo che il merito della scelta. «Si ripresenta ancora una volta un copione già visto», hanno detto i senatori Luis Alberto Orellana e Lorenzo Battista. «Un testo non condiviso si presenta a nome di tutto il Movimento 5 stelle. Se ci vogliamo occupare dei problemi del paese, occupiamoci del lavoro in primis e facendo proposte concrete».