L’ufficio stampa del Comitato di Stato per la sicurezza nazionale del Tagikistan ha reso nota ieri la notizia dell’attacco di un consistente gruppo di guerriglieri dell’Isis al confine tajiko-uzbeko, nella regione di Rudaki, a circa 50 km a ovest di Dushanbe. Per il ministero degli interni tajiko il gruppo dello Stato islamico sarebbe stato respinto in Afghanistan e 15 terroristi sarebbero stati uccisi e 5 catturati mentre solo un solo uomo delle truppe russo-tajike che controllano le vie d’accesso al paese sarebbe stato ucciso.

Dopo gli interrogatori dei prigionieri, emergerebbe il tentativo dell’Isis di rispedire i più esperti dei suoi combattenti nei teatri iracheni e siriani proprio attraversando i paesi centroasiatici ex-sovietici. Che la zona sia diventata improvvisamente calda è confermato dal fatto che nella notte del 5 novembre, un gruppo armato di talebani aveva attaccato il posto di frontiera di Ishkobod al confine tra Tagikistan e Uzbekistan uccidendo 2 soldati tagicchi.

Il vice capo della contea di Nusai Abdulgafar Gardish sostiene che ormai «nella nostra regione l’80% del territorio è controllato da terroristi, solo il centro della contea è controllato dalle forze governative». I talebani si starebbero concentrando massicciamente proprio alla frontiera tajiko-uzbeka. «La situazione creatasi con questi attacchi è straordinaria» afferma Andrey Serenko del Centro russo per lo studio dell’Afghanistan. Per lo studioso si tratta di un fatto senza precedenti.

«Mai dall’Afghanistan dei guerriglieri avevano fatto irruzione in nessun paese dell’Asia centrale. Se sarà confermato che i militanti dell’Isis stanno cercando di sfondare il confine afghano in Tagikistan per commettere sabotaggi o aprirsi la strada verso il Medio oriente, allora è un fatto di straordinaria importanza», ha detto Serenko. Il confine tajiko-uzbeko dopo il crollo dell’Urss è stato a lungo una disputa territoriale tra i due paesi ma ora sembra in via di superamento.

In questo quadro i controlli alle due frontiere si sarebbero allentati aprendo un varco per i gruppi di fondamentalisti islamici. Semyon Baghdasarov, direttore del Centro per lo studio del Medio oriente è convinto che «i talebani sarebbero anche alla ricerca di nuove piste per il contrabbando di droga al fine di finanziare le loro attività».