Panico e morte nel centro della capitale del Burkina Faso, Ouagadougou, teatro ieri mattina di un attacco multiplo contro l’ambasciata francese e l’edificio che ospita lo stato maggiore dell’esercito.

In serata il bilancio era ancora incerto: due militari burkinabé sarebbero stati uccisi di fronte all’ambasciata, altri cinque nel corso del secondo attacco. Per contro, sarebbero almeno sei gli assalitori «abbattuti» e due quelli arrestati. Si è trattato di una vera battaglia, iniziata con una forte esplosione e durata quasi tre ore, che ha sconvolto  una delle zone considerate più sicure della città, che ospita anche alcuni uffici governativi. Circa 50 i feriti.

Allo stato maggiore però il bilancio complessivo potrebbe essere più grave, come fanno capire fonti dell’intelligence da Parigi, che parlano addirittura di una trentina di morti. I militari francesi dell’operazione Sabre, di stanza a Ouagadougou, sono stati trasportati in elicottero nell’area intorno alle 13, quando gli scontri a fuoco erano ormai terminati.

In serata il presidente francese Emmanuel Macron è tornato a esprimere «determinazione e pieno impegno della Francia a fianco dei partner del G5 Sahel nella lotta contro i movimenti terroristi».

Ouagadougou era già stata teatro di due attacchi, nel 2016 e nel 2017, rivendicati da al Qaeda nel Maghreb islamico, che avevano provocato complessivamente 49 morti. Questa volta è probabile   un collegamento, come per le azioni che nei scorsi giorni hanno fatto strage di soldati dell’esercito regolare e caschi blu in Mali, al rinnovato attivismo che si registra proprio intorno alla questione del G5 Sahel, priorità di Parigi (e dell’Europa) nella regione per combattere i gruppi jihadisti, frenare i flussi migratori e proteggere i propri interessi strategici.