Non si fermano gli assalti ai terminal petroliferi libici. Uomini armati hanno preso d’assalto l’area petrolifera di al-Mabruk, pochi chilometri a sud di Sirte (dove ieri ci sono stati 34 morti in scontri tra esercito e milizie). Nell’attacco quattro guardie sono state uccise. I miliziani jihadisti hanno anche preso in ostaggio quattro stranieri, inclusi tre filippini. L’area, di proprietà della compagnia francese Total, era stata abbandonata un anno fa e non produceva più petrolio dopo l’assalto dei ribelli dello scorso anno.

Nel 2013, la Total aveva ritirato tutto lo staff che lavorava nell’area. Milizie jihadiste, vicine allo Stato islamico, quindi probabilmente proveniente da Derna, sarebbero coinvolte nell’attacco. Secondo il portavoce dell’esercito regolare libico, il colonnello Ahmed El Mesmari, tra i quattro rapiti ci sarebbe anche un «lavoratore francese». La notizia non è stata confermata dal Quai d’Orsay.

Il terminal petrolifero di Sirte, al confine fra Tripolitania e Cirenaica, è chiuso dallo scorso dicembre. Per settimane è infuriata qui la battaglia fra i miliziani della Petroleum Protection Guard di Ibrahim Jadran e i miliziani Scudo di Misurata. Uno degli obiettivi dei jihadisti è di conquistare i terminal petroliferi. Secondo il capo militare delle milizie che sostengono il parlamento di Tripoli, il leader delle guardie delle istallazioni petrolifere, Ibrahim Jadran «vuole rubare il petrolio e venderlo al di fuori dell’autorità della National Oil Corporation (Noc)» insieme all’ex generale Khalifa Haftar, appoggiato dal parlamento di Tobruk. La stessa operazione era riuscita lo scorso anno ai separatisti della Cirenaica che avevano autonomamente venduto petrolio alla nave nordcoreana Morning Glory, accelerando la crisi di governo e la fuga in Germania dell’allora premier Ali Zeidan.