Gli Stati uniti si autoassolvono: l’attacco al consolato di Bengasi dell’11 settembre 2012, in cui persero la vita il console Stevens, un funzionario e due contractor della Cia, non dipese da errori né insabbiamenti del governo. È la conclusione a cui è giunta ieri la Commissione Intelligence della Camera.

«Migliaia di ore di inchiesta dettagliata» dimostrano, secondo la commissione (a maggioranza repubblicana), che la Cia «garantì la sicurezza sufficiente e, senza che gli venisse richiesto, seppe assistere con coraggio il Dipartimento di Stato la notte dell’attacco. Il personale Usa prese decisioni tattiche ragionevoli: la Cia ricevette il sostegno militare disponibile».

Dopo due anni la Camera cancella così «le teorie cospiratrici» e le accuse mosse a Washington, un terremoto politico che costrinse il generale Petraeus a dimettersi da capo della Cia e minò la corsa alle presidenziali dell’allora segretario di Stato Hillary Clinton. Cancella anche le voci che parlarono di operazioni segrete dei servizi segreti Usa in Libia, impegnati all’epoca nell’invio di armi ai ribelli siriani.

Eppure a gennaio 2014 la Commissione Intelligence del Senato era giunta a conclusioni opposte: la Casa Bianca aveva ignorato i rapporti della Cia sulle possibilità di un attacco, giudicato per questo «prevedibile», e agito con estremo ritardo una volta compiuto. Pochi mesi dopo, a giugno, l’Fbi catturò – in un’operazione segreta che la Libia definì una violazione della propria sovranità – Ahmed Abu Khattala, leader del gruppo islamista Ansar al-Sharia a Bengasi e presunta mente dell’attacco.

Nel settembre 2012 la Libia era scossa, come ancora oggi, da una violenta crisi interna, peggiorata dalla presenza di milizie armate dall’Occidente per rovesciare il colonnello Gheddafi. L’uscita di un film negli Stati uniti che dipingeva Maometto come un donnaiolo infiammò le tensioni. Scoppiarono violente proteste che si conclusero con l’attacco al consolato Usa.

Che però, secondo indiscrezioni, fu «troppo coordinato e professionale per essere spontaneo»: così lo definì una fonte interna all’intelligence Usa. L’ombra del sospetto si allungò sulla Cia e la missione segreta che conduceva. Ma le responsabilità furono in primis politiche: per eliminare Gheddafi, Usa e Nato hanno calpestato la stabilità del paese, armato milizie islamiste e usato quei gruppi per rifornire le opposizioni siriane.