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Atmosfere alla Hitchcock per indagare il mistero della libertà

Atmosfere alla Hitchcock per indagare il mistero della libertàSalamanca, particolare della vecchia cattedrale

Scaffale «Modus in rebus», il nuovo romanzo di Riccardo Ferrazzi, per Morellini

Pubblicato 9 mesi faEdizione del 3 gennaio 2024

La lettura del nuovo romanzo di Riccardo Ferrazzi Modus in rebus (Morellini, pp. 204, euro 19) infonde un senso di vertigine. L’amante conduce il protagonista Vittorio Fabbri dentro un intrigo misterioso che avvolge assassini e morti sospette, incidenti e trappole sentimentali.

IL LETTORE viene tirato dentro un’atmosfera hitchcockiana. Maite è per Vittorio una donna che ha vissuto due vite. La prima a Salamanca, alla fine della dittatura franchista, l’altra vent’anni dopo a Milano. L’ossessione verso la scoperta della verità lo riporta in modo ineluttabile sulle tracce di questa amante fatale. Bianca è Maite? Milano non è Salamanca. Vittorio vive tra questi poli opposti. Maite e Salamanca. Bianca e Milano. Luoghi senza ombra opposti a giorni senza primavera. «Io sono uno che cambia», afferma Vittorio. L’istinto di morte della malinconia opposto alla frenesia del mutamento. Ma questa inclinazione può farti perdere la testa. E lui arriva al limite estremo della lucidità, sotto i colpi della depressione. Tra il destino e la libera scelta, Vittorio si trova in mezzo. Quando la volontà si fissa in una decisione diventa limite a se stessa, si ripete. Scegliere, decidere. E non tornare indietro.

Legge e Avventura sono due mostri dirimpettai, come Scilla e Cariddi, intransigenti fino alla crudeltà. Alla fine della sua oscillazione l’alternativa è tra vita e morte. Modus in rebus. Sì, bisogna trovare una via di mezzo se si vuole sopravvivere. Vittorio inseguiva un proprio Eldorado ma si è trovato sulle orme di uno o più omicidi. Dunque, non è affatto vero che il tempo chiarisce le cose, che i problemi hanno la soluzione in fondo alla pagina. È come se il protagonista si ritrovasse a scrivere la sceneggiatura di un thriller e, arrivato alla scena dell’omicidio, non riuscisse più ad andare avanti.

IL POETA SA CHE I SENTIERI sono tutti impossibili, per questo li attraversa calmo nella notte. Risuona questo verso di Garcia Lorca. La poesia assume il profilo di una investigazione permanente e solitaria. Proprio questo si coglie percorrendo i luoghi di questo romanzo più noir che giallo canonico. Qui la notte è l’esperienza della morte, mentre l’indagine non porta a scoprire un colpevole. Si insegue l’eco di un canto che alla fine conduce ad una più piena consapevolezza della propria condizione umana. Nella Salamanca di Ferrazzi dimora quell’«esserci» di cui avremo sempre nostalgia.

«Eppure tutta la vita è così. Il vero modus in rebus è la percezione di quanto è incomprensibile la realtà che ti circonda. Ma continui a pensare che esista una via di fuga. Altrimenti la pazzia è lì a due passi. La vita è sempre incompiuta». Scrive Marino Magliani che Ferrazzi ha costruito un romanzo unico per impianto narrativo, con la sola armonia stilistica possibile, quella di farci inoltrare nel territorio dell’assurdo, lasciandoci la libertà di tracciarne il confine. In fondo, questo romanzo non è altro che un’indagine sulla libertà. «Cominciavo a comprendere che essere liberi non è un diritto: è un dovere, una lotta faticosa contro un nemico che non si arrende mai».

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