Alla faccia dei tanti boatos sull’accordo con il governo su Autostrade, Atlantia decide di passare alle vie legali, sul modello Arcelor Mittal. E nel frattempo blocca il piano di investimenti da ben 14,5 miliardi per la manutenzione straordinaria delle autostrade, di cui 2,9 offerti come forma di compensazione per il tragico incidente di Genova che comprendono 1,5 miliardi di investimenti e riduzione di tariffe per i pendolari, 700 milioni di ulteriori progetti sulla rete e altri 700 per la ricostruzione del Ponte.

LA SCUSA È LA MANCANZA di liquidità per cui la holding conrollata dalla famiglia Benetton incolpa il decreto Milleproroghe che ha cambiato il valore dei meccanismi di indennizzo in caso di revoca della concessione, inceppando tutti i meccanismi creditizi di Autostrade per l’Italia dopo la tragedia del ponte Morandi a Genova. Atlantia ieri ha convocato un consiglio di amministrazione straordinario e dato un’indicazione secca alla propria controllata: acceda ai 900 milioni stanziati dalla holding per la sola messa in sicurezza della rete e, contestualmente, blocchi tutti gli altri investimenti: 14,5 miliardi di lavori.

Atlantia parla di «gravi danni» dovuti alle lentezze delle decisioni e alle scelte del Milleproroghe che tengono la società sulla graticola anche dei mercati, tanto da aver dato «mandato ai propri legali di valutare tutte le iniziative necessarie per la tutela della società e del gruppo». Agli effetti dell’articolo 35 del Milleproroghe si è aggiunta una recente dichiarazione del viceministro allo Sviluppo Economico Stefano Buffagni che ad una domanda sulla richiesta di liquidità attraverso il meccanismo di garanzia dello Stato con Sace ha risposto recentemente, sbarrando la strada: «domandare è lecito, rispondere è cortesia: no grazie!».

UNA FRASE SULLA QUALE il Cda di Atlantia «ha espresso forte preoccupazione» perché si tratta di «affermazioni peraltro contrastanti con lo spirito e il dettato del decreto e basate piuttosto su valutazioni e criteri di natura ampiamente discrezionale e soggettiva verso chi sta dando un importante contributo allo sviluppo infrastrutturale del paese».

Il nodo è sempre quello: la concessione. Il comunicato diffuso da Atlantia specifica: «Non è ancora pervenuta alcuna risposta alla proposta formale inviata da Aspi al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti lo scorso 5 marzo, al fine di trovare una soluzione condivisa relativamente al procedimento di contestazione in corso ormai da quasi due anni».

«QUESTO – AGGIUNGE – nonostante gli oneri per la costruzione del nuovo ponte di Genova, i risarcimenti, le ispezioni alle infrastrutture esternalizzate e che alcuni esponenti di governo hanno dichiarato di aver concluso l’analisi del dossier. «Tale contesto ha determinato e continua a determinare gravi danni all’intero gruppo e genera preoccupazioni sul mercato e a tutti gli stakeholder».

Di fatto dopo il Milleproroghe il rating di Aspi è stato portato a «sub investment grade» e così – racconta Atlantia – Cdp «non ha ritenuto di dar corso finora ad alcuna erogazione» per una linea di credito per la quale rimangono oggi inutilizzati 1,3 miliardi. Viene poi ricordato di aver avviato l’istruttoria con alcuni istituti di credito per poter accedere ad un prestito garantito da Sace.
Le banche stanno ancora esaminando il dossier che non sarebbe ancora arrivato sul tavolo di Sace ma, dopo le dichiarazioni di Buffagni, la società deve aver ritenuto davvero difficile riuscire ad ottenere liquidità attraverso questa strada, tanto da aver deciso di sospendere i 14,5 miliardi di investimenti.

MA NEL GOVERNO LA LINEA da tenere sul contenzioso con Atlantia e i Benetton è tutt’altro che chiara. Se il M5s è per la battaglia legale, i renziani di Italia Viva premono per un accordo: «Pensiamo che vada messa da parte la demagogia: non si può far morire un’azienda come Atlantia. Aspi deve poter accedere nel rispetto della legge al credito come agli altri. I settori delle autostrade e degli aeroporti sono stati pesantemente colpiti dalla pandemia: vanno sostenuti», dichiarano all’Ansa fonti qualificate di Italia Viva.

Come al solito di questi tempi toccherà a Giuseppe Conte trovare una sintesi. Su un altro punto considerato intoccabile dal suo partito.