La holding Atlantia, rendita miliardaria e altamente redditizia dei Benetton grazie al controllo del 100% di Autostrade spa, crolla in Borsa, trascina con sé tutto il listino di Piazza Affari e provoca uno spostamento dello spread, che tocca quota 288. A fine seduta l’indice Ftse Mib cede l’1,83% a 20.524 punti. Atlantia, costantemente sotto pressione, chiude in Borsa in calo del 22,26%, a 18,3 euro. Ieri sono stati bruciati 4,2 miliardi di capitalizzazione, che ora si attesta a 15,2 miliardi. Sostenuti anche i volumi di scambi con 33 milioni di pezzi passati di mano, ben oltre la media delle settimane scorse.

La posizione del governo sulle concessioni spaventa tutto il settore autostradale, che chiude in rosso con Sias (-7,3%), Astm (-10,5%) e Autostrade Meridionali (-2,9%). Dopo la tragedia genovese, è il minimo che poteva capitare alla holding dell’impero Benetton che viene considerata responsabile, attraverso la sua controllata, del più grave disastro infrastrutturale del dopoguerra. Un disastro che la magistratura ha definito frutto di errore umano e non di casualità, ipotizzando reati gravi. Il fatto che Atlantia sia riuscita a trascinare nel baratro l’intera Borsa di Milano non deve meravigliare. Atlantia non è una società qualsiasi ma è una delle principali società italiane, con un fatturato 2017 di 5.973 milioni, un Ebitda di 3.664 milioni e un cash flow operativo di 2.540 milioni. Un operatore globale presente nel settore delle infrastrutture autostradali e aeroportuali, con 5mila chilometri di autostrade a pedaggio in Italia, Brasile, Cile, India e Polonia e la gestione degli aeroporti di Fiumicino e Ciampino più i tre aeroporti di Nizza, Cannes-Mandelieu e Saint Tropez.

Benetton, fino agli anni Novanta, si occupava di moda. Il salto di qualità in termini di capitalizzazione e profitti facili, fu dovuto proprio all’essere riusciti a mettere le mani su una rendita di posizione miliardaria: la concessione che gli consentiva, a poco prezzo, di incamerare profitti enormi grazie alle esuberanti tariffe autostradali. Tra i suoi azionisti non ci sono soltanto i Benetton, ma anche il fondo sovrano di Singapore, la Fondazione Cassa di Risparmio di Torino e il colosso del credito Hsbc. Alla fine degli anni Novanta ci furono molte polemiche attorno alla privatizzazione di Autostrade e alla decisione di affidare a un privato un’attività come la gestione delle autostrade italiane, si temeva che proprio quella rendita di posizione non avrebbe facilitato i controlli. Ma poi l’era delle privatizzazioni prese il sopravvento. Nei bilanci 2017 di Atlantia si legge che Autostrade «intende adeguare la capacità della rete ai crescenti volumi di traffico e alle aumentate esigenze di sicurezza e qualità del servizio». Propositi rispettabili. Peccato che la tragedia genovese abbia anticipato quei progetti.