Il parlamento greco ha approvato nella notte di giovedì, l’ennesima manovra «lacrime e sangue», che tutti sperano possa essere anche l’ultima.

A favore dei tagli alle pensioni che superano i 700 euro e dell’abbassamento di quasi il 30% della no-tax area, ha votato la maggioranza di governo, la sinistra di Syriza e Anel, il piccolo partito conservatore dei Greci indipendenti.

All’esterno della Voulì, il parlamento di Atene, non sono mancati momenti di tensione tra gruppi di manifestanti e polizia, anche se il grosso del dissenso era già stato espresso con lo sciopero generale di mercoledì.

I deputati, con una maggioranza ristretta di 153 voti su 300, hanno supportato la strategia del primo ministro Alexis Tsipras: mandare giù quest’ultimo, amarissimo boccone offerto – o meglio – imposto dai creditori, sperando di far partire un circolo virtuoso: un alleggerimento del peso del debito pubblico, l’inserimento della Grecia nel Quantitative Easing della Banca Centrale Europea e l’aumento degli investimenti grazie a una maggiore stabilità economica.

L’obiettivo, centrale nella strategia del leader di Syriza, è riuscire a recuperare gran parte dei consensi persi, entro le prossime elezioni legislative, che, se non ci saranno sorprese e grossi scossoni, si terranno nell’autunno del 2019, a scadenza naturale della legislatura.

Dopo la votazione del pacchetto di tagli in parlamento, Tsipras, rispondendo ai giornalisti, si è concentrato su quella che pensa sarà la prospettiva del paese, dichiarando: «La Grecia ha rispettato in pieno quanto pattuito. Ora la palla si trova nella metà campo dei creditori, è il loro turno di mantenere in toto i loro impegni, come abbiamo fatto anche noi. Dalla riunione dell’Eurogruppo di lunedì prossimo ci attendiamo – e ne abbiamo diritto – una soluzione per risolvere la questione del debito pubblico greco, la quale dovrà corrispondere ai sacrifici del popolo greco».

Lunedì, appunto, si riunisce a Bruxelles l’Eurogruppo che dovrà prendere atto dell’approvazione di misure da parte del parlamento ellenico, dare «luce verde» alla concessione della nuova tranche del pacchetto di aiuti, la quale è di 7,4 miliardi di euro, e trovare una soluzione all’annosa questione del debito pubblico, che ha raggiunto il 179% del Pil.

Quel che non è ancora chiaro è se tra due giorni si riuscirà a giungere ad una vera e propria soluzione definitiva, o se verrà tracciato un percorso che porterà, gradualmente, ad un alleggerimento del debito.

La Germania chiede comunque che ogni tipo di intervento possa entrare effettivamente in vigore solo dopo la fine del programma di sostegno, nell’estate del 2018, per non scontentare gran parte degli elettori tedeschi, in vista delle elezioni politiche di ottobre.

Per quel che riguarda il capitolo dei tagli richiesti dai creditori, il governo Tsipras spera di riuscire ad applicare anche le misure a favore delle classi sociali più deboli, che dovrebbero raggiungere, nel loro complesso, i 7 miliardi di euro.

Ma, per riuscirci, sarà obbligato a rispettare un avanzo primario al 3,5%, al netto di grandi sacrifici. A meno che, come filtra dall’interno dell’esecutivo greco, oltre che sul debito, non si riesca a mettere mano, nel prossimo futuro, anche a questo difficile capitolo.

La Grecia si attende anche un appoggio fattivo da parte di Parigi, dal momento che Emmanuel Macron, prima di essere eletto, aveva espresso chiaramente la volontà di aiutare Atene ad uscire dalla spirale del debito.

Bisogna ricordare che era stata solo Syriza a insistere, sin da prima di andare al governo, sulla necessità di arrivare ad un taglio o alleggerimento del debito greco, mentre la destra e i socialisti ribadivano che il problema della sostenibilità, non si poneva assolutamente.

«Arrivano messaggi positivi, forse dovrò addirittura mettermi la cravatta», ha dichiarato Tsipras, con riferimento alla fase preparatoria dell’Eurogruppo, ma anche rispetto alla famosa cravatta regalatagli da Renzi nel febbraio del 2015.

«La indosserò solo quando si risolverà il problema del debito», gli aveva detto, all’epoca, il leader greco. Ma prima di tutto, comunque, quello che conta è che a Syriza venga permesso di mettere in campo forti politiche sociali, in modo da connotarsi, nuovamente, come vera forza di sinistra, alternativa alle forze neoliberiste.