La questione del nome che dovrà adottare l’Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, torna prepotentemente di attualità. Domani, al Forum Economico di Davos, in Svizzera, il primo ministro greco Alexis Tsipras si incontrerà con Zoran Zaev, il suo omologo dell’ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, spesso citata con l’acronimo inglese Fyrom. Il tema del colloquio sarà, appunto, la possibilità di poter giungere ad una soluzione che possa essere accettata da entrambi i paesi. Skopje vuole entrare nella Nato ma, per poterlo fare, deve prima chiudere la disputa con Atene sul nome definitivo che dovrà adottare. Un fronte diplomatico apertosi subito dopo lo smembramento della Jugoslavia, e che rimane ancora aperto.

La posizione del governo greco è che si deve cercare di compiere ogni sforzo per poter arrivare ad un accordo in modo da stabilizzare l’area del Sud dei Balcani ed evitare future tensioni.

Anche Zaev si è detto ottimista, aggiungendo che l’ eventuale soluzione dovrà essere approvata dai cittadini della Fyrom con un referendum. Sinora, il mediatore speciale dell’Onu Matthew Nimetz, secondo quanto anticipato dalla stampa, ha proposto alle due parti cinque possibili denominazioni: «Repubblica della Nuova Macedonia», «Repubblica della Macedonia del Nord», «Repubblica dell’Alta Macedonia», «Repubblica della Macedonia del Vardar» e, come ultima alternativa, «Repubblica di Macedonia (Skopje)».

Si tratta, tuttavia, di una questione che accende passioni, crea tensioni, e invoglia i nazionalisti a lavorare per il proprio tornaconto politico. Due giorni fa, a Salonicco, c’ è stata una manifestazione per dire no all’uso di un nome composito per la Fyrom, il quale contenga, al suo interno, la parola Macedonia. Per la questura vi hanno preso parte 90.000 persone, mentre per gli organizzatori, hanno partecipato almeno 300.000 cittadini. Si sono mobilitati molti deputati di Nuova Democrazia, esponenti dei Greci Indipendenti (che governano con Syriza) mentre non sono mancati volti noti di Alba Dorata.

La trattativa, comunque, appassiona anche parte dell’ elettorato centrista e di sinistra, che desidera una soluzione favorevole alla Grecia. E dal governo Alexis Tsipras filtra che proprio il centrodestra di Nuova Democrazia (il quale oggi si mostra contrario a questa trattativa), quando nel 2008 governava, si era detto apertamente a favore di un nuovo nome composito per la Fyrom, in cui si usasse anche la parola Macedonia. È molto probabile che sul tavolo della mediazione arrivino anche nuove proposte, con altre denominazioni. Ma, nel frattempo, il rapporto con Atene secondo molti osservatori sarebbe molto più semplice se a Skopje smettesse di fare riferimenti storici e culturali a presunti legami con Alessandro Magno che risultano, indubbiamente, molto fantasiosi.