Atene resta nel Grimbo, per il momento. L’Eurogruppo non contraddice il Brussels Group (il nuovo nome della Trojka, Bce, Ue, Fmi) e lascia la Grecia nel Limbo a cuocere a fuoco lento, per spingerla sull’orlo del baratro e obbligarla a fare le “riforme”. Le conclusioni della riunione dei 19 ministri delle finanze, ieri sera a Bruxelles, che ancora qualche giorno fa era considerata “decisiva”, si è conclusa con qualche raccomandazione: “servono ancora tempo e lavoro”. Il commissario agli Affari monetari Pierre Moscovici ha precisato che sono stati fatti “passi sostanziali, ma ci sono ancora aspetti rilevanti da risolvere”. Oggi Atene deve restituire 760 milioni all’Fmi. Wolfgang Schäuble, ministro tedesco, aveva anticipato: “non credo che potremmo risolvere tutto oggi”. Ma ha avvertito: esiste un “rischio incidente ad ogni momento, un paese puo’ precipitare all’improvviso verso il fallimento”. Yanis Varoufakis ha ammesso: la Grecia sarà “a corto di liquidità tra 15 giorni”. Il governo avrà i soldi per pagare stipendi pubblici e pensioni a fine mese? Quello che è certo è che la Grecia non potrà far fronte alle scadenze di luglio-agosto, 11 miliardi da restituire ai creditori (è dall’agosto 2014 che Atene non riceve un euro in aiuti). Il 5 giugno scadono altri 300 milioni da dare all’Fmi. Per Alexis Tsipras è soprattutto una “questione di volontà politica, non c’è una questione tecnica da risolvere”.

In realtà, la “questione tecnica” riguarda soprattutto i creditori, che non sono d’accordo tra loro. L’Fmi, che pretende riforme con effetto a breve termine poiché presta a 10 anni, insiste sulla riforma delle pensioni e la liberalizzazione del mercato del lavoro, due “linee rosse” che il governo Tsipras non vuole oltrepassare. La Ue, che presta a più di 30 anni, insiste sulle riforme fiscali (cosa che Atene accetta meglio). Bruxelles è disposta a rimandare a quello che si delinea come un inevitabile “terzo piano di aiuti” la questione delle pensioni (far saltare la promessa dei 60 anni e della tredicesima) e non considera che sia prioritaria la riforma del mercato del lavoro in un paese con il 25% di disoccupati. La prospettiva è una ristrutturazione del debito greco, senza toccare il suo valore nominale, che è salito a 320 miliardi. Il rimborso verrà allungato da 30 a 50 anni, saranno permessi degli scambi di titoli. Ma per il momento, la Grecia viene lasciata sulla graticola, aspettando che ceda prima dell’abisso. Il Brussels Group vuole evitare un referendum in Grecia sulle riforme, minacciato da Tsipras, che mostrerebbe la distanza con le scelte democratiche.

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