Una nuova austerity in mezzo a una profonda crisi umanitaria oppure semplicemente un prolungamento tecnico di poche settimane del terzo programma “lacrime e sangue”?
A un passo dalla fine del memorandum in Grecia i pareri sembrano essere diversi e i colloqui tra il governo Samaras e la troika (Fmi, Ue e Bce) sono arrivati a un punto se non di rottura, almeno molto critico.

I controlli sull’attuazione del piano di risanamento dell’ economia greca sarebbero dovuti finire tra tre settimane. Il programma europeo scade il 31 dicembre di quest’anno, dopodiché Atene può fare uso se vuole del sostegno precauzionale, ma i creditori internazionali chiedono misure aggiuntive per dare il via libera all’ uscita della Grecia dal memorandum.Un prolungamento, insomma, dell’austerità imposta ai greci, una messa in dubbio dell’ impegno di Atene che per la prima volta ha provocato una reazione forte da parte del premier Samaras.

Un surplus positivo

essuno, certo, né i rappresentanti della troika né il governo greco pensano che la ricetta dell’ austerity applicata per sei anni sia fallita senza ottenere ciò che ambedue le parti promettevano: l’uscita del paese dalla crisi e il miglioramento dei numeri, dei dati finanziari, delle statistiche sull’economia.
È vero che il surplus primario per la prima volta dopo tanto tempo è stato positivo, (Samaras ha dovuto fare ricorso a trucchi di finanza creativa), ma il debito pubblico continua a crescere e lo sviluppo deve ancora venire.

Sebbene nell’amministrazione pubblica ci siano state delle riforme, la burocrazia in Grecia continua a complicare non poco i rapporti dei cittadini con lo Stato. Per non parlare poi dei licenziamenti a catena sia nel settore pubblico sia in quello privato, della disoccupazione, dei tagli agli stipendi e alle pensioni, provocando l’impoverimento di centinaia di migliaia di greci.

La coperta è ancora corta

Nel mirino dell’attenzione per una volta ancora ci sono i dati. La troika sostiene che esiste un buco sulle finanze greche per l’anno 2015 e che per “coprirlo” bisogna adottare nuove misure.
Tutto è cominciato circa un mese fa quando i tre rappresentanti – Rishi Goyal (Fmi), Declan Costello (Ue) e Clauss Mazuch (Bce) – hanno chiesto delucidazioni su questioni che erano state più volte date in modo esauriente dal ministro dell’economia greco, Gikas Hardouvelis.

In seguito hanno preteso nuovi progetti di legge che prevedono tra l’altro altri tagli degli stipendi e delle pensioni del 20% nel momento in cui sono già state ridotte per ben tre volte, e anche nuove modifiche nel sistema previdenziale, nuove tasse.

La paura per il voto anticipato

Un’intransigenza, insomma, da parte dei creditori internazionali che, a sentire fondi governative ad Atene, è dovuta al fatto che la troika teme che un eventuale ricorso anticipato alle urne provocherebbe un periodo d’instabilità politica con la sinistra radicale al potere.
Parlando martedì scorso dalla tribuna della Camera di commercio greco-americana, il premier greco ha sottolineato che «ci troviamo alla fine del 2014 e la Grecia ha dimostrato la sua credibilità e la sua volontà di consolidare la stabilità politica e riprendere la strada del risanamento e dello sviluppo».
Samaras reagisce ai ricatti della troika non tanto perché Atene è pronta a uscire dai mercati, come sostiene, bensì per motivi “interni”: innanzitutto, perché le proteste e gli scioperi di larghi settori sono all’ordine del giorno. Anche se la partecipazione non è sempre di massa, le piazze continuano a riempirsi di manifestanti, nonostante gli attacchi violenti e indiscriminati della polizia.

Tensioni nella capitale

Indicativo è il clima di tensione in questi giorni. Da venerdì mattina Atene è una città blindata e le manifestazioni sono state vietate.
Più di sette mila agenti di polizia in tenuta antisommossa sono schierati nelle vie principali della capitale greca, oltre gli uomini dell’antiterrorismo e dei servizi segreti, che fermano chi è sospettato di azioni violente.
E tutto cio perché è in visita ufficiale ad Atene il premer turco Ahmet Davutoglu e ieri era l’ anniversario dell’ assassinio di Alexis Grigoropoulos, lo studente di 15 anni ucciso il 6 Dicembre del 2008 nel quartiere di Exarchia da un poliziotto, e molte organizzazioni di sinistra e collettivi hanno manifestato per commemorare quel fatto.
Nonostante i divieti, continuano anche le manifestazioni di solidarietà al detenuto anarchico Nikos Romanos ricoverato all’ospedale in gravi condizioni in seguito allo sciopero della fame cominciato il 10 novembre scorso per ottenere il permesso di seguire corsi universitari.

Samaras dichiara guerra

Samaras, inoltre, è costretto a constatare che nei sondaggi Syriza aumenta il suo divario rispetto a “Nea Dimocratia”, l’ attuale partito governativo. E per questo ha dichiarato guerra aperta contro la sinistra radicale che chiede elezioni anticipate.
Il premier conservatore si è reso conto che una nuova austerity non sarà approvata dal parlamento, perciò rimane saldo nella scelta politica di voler uscire prima possibile dal memorandum.
Domani nella riunione dell’ eurogruppo si discuterà del caso greco, ma la decisione per eventuali misure aggiuntive sarà presa nel working group del 15 dicembre.
Entro quella data sia Atene sia la troika dovrebbero arrivare a un accordo. Intanto si parla già di elezioni anticipate nel caso che il parlamento non potrà eleggere il prossimo presidente della Repubblica (180 deputati su 300).