Proposta su controproposta in relazione ai punti-chiave del negoziato, subito seguite da reciproci compromessi, ecco che l’accordo tra Atene e i suoi creditori non é stato raggiunto domenica scorsa, come avrebbe voluto Alexis Tsipras e sperato Jean-Claude Juncker, ma sta ormai alle battute finali. Per questo motivo il premier greco ha fatto ieri sera un viaggio lampo a Bruxelles per incontrarsi con il presidente della Commissione europea.

A prescindere dall’ accordo, se possibile, il fatto importante per Atene è che nelle sue casse ci sono ancora soldi. Cosi venerdi prossimo il governo greco sará in grado di pagare la prima rata al Fmi (300 milioni da un totale di 1,6 miliardi di euro che deve rimborsare al Fondo entro giugno). E ciononostante, mettiamoci gli articoli fiume di una parte della stampa internazionale che preannunciava ancora un default per il fine settimana, la dichiarazione di martedi scorso del presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem che Atene non puó essere aiutata per presunti «motivi legali», ma anche gli effettivi problemi di liquiditá che si fanno sempre piú presenti a causa dell incerta e lenta evoluzione del negoziato.

In base, infatti, ai recenti dati della Bce, nel solo mese di aprile dalle banche elleniche sono stati ritirati oltre cinque miliardi di euro, facendo scendere i depositi bancari ai minimi da oltre un decennio (139,4 miliardi di euro). Visto che le banche greche hanno liquiditá per circa 3 miliardi di euro, la Bce ha aumentato di 500 milioni (a 80,7 miliardi di euro) la linea di liquiditá d’emergenza (Ela).

Il clima è cambiato da quando ambedue le parti, Atene e creditori, si sono resi conto che gli ultimatum non servono a nulla. Un fallimento delle trattattive avrebbe danneggiato non solo la Grecia e il suo nuovo governo (un’eventualitá promossa da alcuni ambienti conservatori europei e greci che vorrebero che un esecutivo delle sinistre ad Atene sia una parentesi), ma anche l’ intera eurozona.

Stavolta promotore dell’ idea di un avvicinamento politico realista, oltre che tecnico, tra le due parti é stato innanzitutto e addirittura il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, il quale ha cercato di convincere i suoi interlocutori piú intrasigenti per la necessitá di un accordo che prenda in considerazione parte delle proposte elleniche.
In questo ambito al mini-vertice di Berlino Jean-Claude Juncker ha discusso a lungo con la cancelliera tedesca Angela Merkel, con il presidente francese François Hollande, con il presidente della Bce, Mario Draghi e anche con il direttore generale dell’Fmi, Christine Lagarde, formulando una proposta per dare il via libera alla tranche di aiuti da 7,3 miliardi di euro alla Grecia.
Sforzi simili verso un realismo politico, senza mettere da parte il programma di Salonicco, sono stati fatti anche da Atene, dove il premier greco Tsipras, dopo ripetute riunioni con i suoi ministri e tenendo sempre conto delle eventuali reazioni da parte della forte opposizione intera al Syriza, ha mandato il suo piano martedi scorso, poche ore dopo la riunione straordinaria a cinque a Berlino. E tutto questo nel momento in cui procedono con intensitá i lavori al Brussels Group e l’ Euroworking Group.

«L’intera Grecia e la stragrande maggioranza delle persone conosce la differenza tra un governo che negozia duramente e i precedenti governi che semplicemente firmavano le richieste degli istituti di credito» ha detto Tsipras. I greci – ha aggiunto il premier- «dovrebbero essere orgogliosi, non importa a quale partito appartengano, per lo sforzo dimostrato dal nuovo governo e per il fatto che per la prima volta la Grecia è rimasta in piedi in condizioni avverse». In un intervento poi sul quotidiano francese Le Monde Tsipras punta il dito contro «l’ ossessione di alcuni rappresentanti istituzionali che insistono su soluzioni irragionevoli mostrandosi indifferenti rispetto al risultato democratico delle recenti elezioni legislative in Grecia».

«Se alcuni pensano o vogliono credere che le decisioni che ci aspettano riguardano solo la Grecia si sbagliano. Rimando loro ad un capolavoro d’Ernest Hemingway Per chi suona la campana?» ha concluso il premier greco.

Nella proposta inviata da Atene si parla di un avanzo primario pari a 0,8% per il 2015 e dell’ 1,5% per il 2016, (3% e 3,5% per il biennio 2016-2017), e quindi molto minore rispetto a quello previsto sotto il governo di Antonis Samaras.

Per quanto riguarda l’ imposta sul valore aggiunto (Iva) ci sono tre aliquote (6%, 11% e 23%) con l’ obiettivo di ottenere 1,8 miliardi di euro, pari al 1% del Pil, mentre sul discorso del blocco dei prepensionamenti, la riforma del sistema pensionistico e le privatizzazioni, le trattattive rimangono ancora in alto mare perché il governo greco non vuole toccare ulteriormente i diritti del lavoratori.

Diverse, comunque, sono le informazioni per quanto riguarda ció che in totale potrebbe rimborsare lo stato ellenico. Secondo l’ agenzia Bloomerg, la proposta di accordo presentata ad Atene comprende misure per un valore di 3,5 miliardi di euro, mentre secondo il settimanale greco To Vima la Commissione europea propone un pachetto pari a 4-5 miliardi (il Fmi prima del mini-vertice di Berlino proponeva addirittura misure per un valore di 7 miliardi di euro). Rimane poi aperta la questione della ristrutturazione del debito.

Intanto cresce il dibattito all’interno della sinistra radicale greca sull’ eventuale contenuto dell’ accordo che potrebbe essere finale oppure un accordo-ponte. Nessuno vorrebbe un accordo basato sulla formula-diktat «prendere o lasciare», ovvero su un «accordo» alla fine subìto a causa dell’ asfissia finanziaria, mentre tutti si schierano a favore di un accordo che sia compatibile con il programma di anti-austeritá di Syriza.

«Nel caso che il governo non fosse in grado di raggiungere un compromesso onesto e vantaggioso» con i creditori «a quel punto è possibile indire elezioni anticipate», ha detto il ministro del lavoro greco, Panajotis Skourletis. «Il governo greco non firmerá con i creditori in accordo che sia incompatibile con il proprio programma (ndr, di Salonicco), ha aggiunto Nikos Filis, portavoce del gruppo parlamentare del Syriza.

Il messaggio ovviamente non va soltanto verso Bruxelles, ma anche in direzione del «fronte interno», perché di sicuro ci saranno interpretazioni diverse su cosa vuol dire davvero l’espressione «compromesso onorevole».