Atene chiama, la Fiom ha già risposto all’appello di piazza dell’Altra Europa, molti altri in queste ore ci stanno pensando su. “Abbiamo deciso di essere sabato a Roma – riepiloga Maurizio Landini – perché sia la Ces che la Federazione europea dell’industria, con note ufficiali, hanno detto che il piano presentato da Tsipras e Varoufakis può essere attuato. E se anche il debito pubblico italiano fosse mutualizzato, e a quel punto si pagasse 50 milioni di interessi ogni anno invece dei 100 attuali, con gli altri a disposizione per gli investimenti e la difesa dei diritti e delle tutele dei lavoratori, cambierebbe o non cambierebbe la situazione nel nostro paese?”.

La risposta è l’applauso dei 450 delegati metalmeccanici Cgil arrivati da tutta la Toscana, nel veloce giro d’Italia che Landini sta facendo in questi giorni con gli attivi regionali. Per fare il punto della situazione nelle fabbriche. Su che sta accadendo con il jobs act: “Non abbiamo mai vissuto un processo del genere, che cambia la natura stessa delle relazioni sindacali”. Sui contratti da rinnovare quando le controparti, dai bancari ai chimici, o li disdicono o pongono condizioni capestro come la restituzione di parte del salario. Poi sull’importanza di aumentare le iscrizioni al primo sindacato metalmeccanico, per pesare sempre più ai tavoli di trattativa. Infine per ribadire che lo sciopero generale di dicembre della Cgil è stato solo il primo passo di una mobilitazione che deve andare avanti. E spiegare che sì, si può fare.

Il ragionamento del segretario Fiom procede passo passo. Molte argomentazioni sono conosciute a chi mastica un po’ di politiche economiche e finanziarie. Ma di fronte ai suoi iscritti Landini ha – e sente – il dovere di spiegare e rispiegare il perché del passaggio politico. Senza mai dimenticare il suo punto di vista, quello del sindacalista. “In tutta Europa – ricorda – è in atto una operazione che punta a ridurre il ruolo dei sindacati a semplici organizzazioni aziendali e corporative. Il campo di gioco è quello, per la semplice ragione che ci sono 25 milioni di disoccupati nel continente, sui quali si sta giocando per abbassare diritti e tutele a tutti gli altri. Dunque non è un problema solo italiano. Anche perché il governo italiano, come si dice dalle mie parti, comanda solo fino a mezzogiorno”.

Si gioca in Europa, ripete Landini, perché dei 100 milioni di interessi pagati ogni anno dall’Italia, una buona parte (“tramite la Bce”) finisce nelle casse della Bundesbank tedesca, che ha in pancia i titoli del debito italiano. “Se invece non paghi gli interessi, soprattutto in questi anni di deflazione, e restituisci il debito non in cinque anni ma in trenta, non credete che la situazione cambi parecchio?”.

I delegati toscani, operai e impiegati della fabbriche di una regione dove la Fiom ha conquistato l’82% nei rinnovi delle Rsu, ascoltano con attenzione. Annuiscono. Applaudono, quando il loro segretario ricorda la lettera della Bce del 5 agosto 2011: “C’era scritto che i servizi pubblici dovevano essere privatizzati. Che salari e orari di lavoro dovevano essere ‘ritagliati’, azienda per azienda. Si doveva alzare l’età pensionabile e abbassare gli assegni, ridurre il costo della pubblica amministrazione, dare ‘più libertà’ al mercato del lavoro, e ‘riformare’ le istituzioni. Ebbene, sia Monti che Letta e ora Renzi hanno applicato tutto questo. Punto per punto”.

Non solo Fiom. Il comitato nazionale dell’Arci, per acclamazione, ha dato l’adesione alla manifestazione di sabato. Anche dentro la segreteria Cgil si discute, più o meno informalmente, su che fare. E le minoranze del Pd hanno chiesto a Renzi, Orfini e ai capigruppo Zanda e Speranza di riunire le assemblee parlamentari e la direzione: “Per discutere della linea che il Pd terrà in occasione dei prossimi appuntamenti europei relativi al caso Grecia”. Chiamando al compromesso, fra posizioni che fra loro restano opposte, alla vigilia dell’Eurogruppo e dei vertice dei capi di governo Ue.

Intanto i metalmeccanici Cgil vanno avanti. Come treni. Al direttivo della confederazione del 18 febbraio arriverà la proposta di un pacchetto di ore di sciopero. Contro il jobs act e per modificare radicalmente la legge Fornero. Si pensa ai ricorsi europei, alle impugnazioni dei licenziamenti, all’ipotesi di un referendum abrogativo. “La nostra costituzione – ha ricordato Maurizio Landini nella Casa del popolo di San Bartolo a Cintoia – ci dà il principio di organizzarsi collettivamente, per discutere nelle aziende ma anche per contribuire al miglioramento delle condizioni sociali. Ebbene, non abbiamo mai avuto un governo come questo. Che non ha accettato un tavolo di discussione, mentre approvava politiche contro i diritti dei lavoratori”.