Messo il bavaglio al consiglio comunale, la giunta trova una soluzione (momentanea) al caso Atac, con una decisione che segue solo il rapporto di forza interno al Movimento 5 Stelle. Dopo la dimissioni del milanese Bruno Rota da direttore generale, la sindaca Virginia Raggi rivoluziona la governance della municipalizzata trasporti di Roma, mettendo alla porta anche l’amministratore unico Manuel Fantasia. L’azienda sarà guidata da un Cda a tre e da un nuovo presidente e amministratore delegato, il veneto Paolo Simioni, portato a Roma dall’assessore Massimo Colomban che lo aveva già assunto a dicembre come coordinatore del gruppo di lavoro sulle società partecipate Ama, Atac e Acea.

Nel braccio di ferro che si è consumato ieri nella riunione straordinaria di giunta, dunque, perde l’assessore al Bilancio, Andrea Mazzillo, dissidente “pentito” rispetto alle «scelte calate dall’alto», costretto a mezzo passo indietro e a giurare fedeltà alla reggenza Grillo-Raggi, e che tifava per un manager che fosse almeno “romano di Roma”.

Contemporaneamente, però, alla richiesta di convocare una seduta urgente dell’Assemblea Capitolina sulla grave crisi dell’Atac avanzata alla sindaca dall’opposizione, la maggioranza a 5 Stelle ha replicato con un secco e inamovibile no. «È una situazione gravissima – protesta il consigliere di Sinistra Italiana, Stefano Fassina – c’è un’azienda con 12 mila dipendenti che sono nel panico e una prospettiva di due settimane di liquidità. Ed è inaccettabile che il consiglio comunale di Roma non possa discuterne perché il M5S è paralizzato da conflitti interni». Dura anche la reazione della capogruppo del Pd capitolino Michela Di Biase: «Vogliono continuare a nascondere le loro inefficienze, si vuole impedire ai romani di conoscere cosa sta succedendo in Atac e nella giunta Raggi. Si preferisce governare la città senza trasparenza e con direttive perentorie trasmesse da Milano o da altri luoghi non istituzionali».

Se così fosse, paradossalmente il primo a farne le spese è l’(ex) Au Manuel Fantasia, nominato neppure un anno fa come espressione dello stesso M5S e che ora potrebbe comunque far parte del nuovo Cda. All’uscita da Palazzo Senatorio non ha voluto rispondere alle domande dei cronisti ed è apparso molto contrariato, mentre entrando solo un paio d’ore prima aveva negato che l’Atac fosse sull’orlo del fallimento. Di sicuro Fantasia aveva cominciato a lavorare su uno dei punti cardine della crisi, la bigliettazione. Forse – ma qui siamo solo nel campo delle ipotesi – la propria convinzione che l’azienda si dovesse dotare di un sistema di gestione proprietario dei titoli di viaggio non ha convinto i vertici dei 5 Stelle.

La variazione della governance di Atac, annunciata qualche tempo fa, «è stata introdotta – spiega una nota del Campidoglio – in linea con la riforma dello statuto della società, cui ha dato il via libera l’Assemblea capitolina con la deliberazione 149/2016 in conformità al Testo unico delle partecipate». «La modifica dell’assetto societario non comporta aggravi di spesa: le norme in vigore prevedono che il cda delle partecipate non possa pesare sulle casse societarie più dell’80% di quanto costava il cda nel 2013», aggiunge la giunta grillina rispondendo a quanti nel Pd capitolino fanno notare come il manager «venga già pagato profumatamente con 240 mila euro di soldi pubblici per presiedere un progetto di razionalizzazione delle Partecipate di cui non si ha più alcuna notizia dal giorno della sua presentazione».

Paolo Simioni, originario della provincia di Treviso come Colomban, è stato amministratore delegato del Gruppo Save, l’azienda che gestisce vari aeroporti tra cui Venezia e Treviso, e di Centostazioni, una società nata dalla partnership tra Save e Ferrovie dello Stato per la gestione di 103 stazioni medie italiane. Semmai ci fosse una possibilità di intervento da parte di Fs in aiuto dell’Atac, Simioni potrebbe essere la «sollecitazione» giusta che il ministro Graziano Delrio aspettava fino all’altro giorno («È l’azionista che decide. Non ho ricevuto sollecitazioni e non siamo alla ricerca di contratti», aveva detto il titolare dei Trasporti).